un estratto:
i musulmani si sono concentrati solo su quella giuridica, dividendosi in quattro diverse scuole[ii]. Si ricordi che il mondo arabo, Maghreb (nord Africa) e Mashreq (Medio Oriente) pesa solo per circa il 20% del totale islam. Una di queste scuole (hanbalita), quella di gran lunga meno diffusa, ha un impostazione molto tradizionalista[iii]. Di questa scuola giuridica, fanno parte, tra le altre, sia la tradizione salafita (che ha contenuti più politici) che quella wahhabita (che ha contenuti più giuridici). La tradizione wahhabita è presente in un solo posto in tutto l’islam: l’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita è al contempo uno degli stati più ricchi dell’islam (il secondo per Pil nominale dopo l’Indonesia), lo stato che ospita i due massimi luoghi sacri (Mecca e Medina), lo stato in cui vige una unica interpretazione giuridica che è poi quella della scuola più tradizionale (scuola hanbalita) e di questa, la versione più estrema (il wahhabismo). Il “clero”[iv] wahhabita, è ciò che garantisce la legittimità della casa reale degli al Saud, altrimenti difficilmente sostenibile[v].
Ad estrema e brutale sintesi dello studio che svolgemmo sull’islam in diversi momenti e più puntate (qui, qui), vorremmo mostrare quattro punti della sua costituzione teorico – storico – politica, che è utile –a nostro avviso-, conoscere. A premessa, va detto che l’islam è un corpo di dottrine che si fonda come credo religioso ma comporta anche disposizioni giuridiche che poi diventano sociali e politiche e che si basa non su una scrittura sacra com’è il caso degli altri sue monoteismi ma divina, nel senso che le parole contenute nel Corano sono parola di Dio, espresse e trasmesse senza interpretazioni terze, da Dio stesso. Dio, nel Corano, dice di aver parlato chiaramente e quindi esclude debba esserci qualcuno che intermedi ovvero interpreti le sue parole, tant’è che ritiene questa Sua rivelazione, l’ultima, quella dopo la quale non ve ne saranno altre. Avvicinandosi con fede e cuore…
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