Strage in un locale gay di Orlando. Un giovane di origini afghane spara all’impazzata e si barrica con gli ostaggi: 50 morti e altrettanti feriti. L’Isis rivendica: «È uno di noi» da La Stampa 13 giugno 2016

Strage in un locale  gay di Orlando. Un giovane di origini afghane spara all’impazzata e si barrica con gli ostaggi: 50 morti e altrettanti feriti. L’Isis rivendica: «È uno di noi». Negli Usa è l’attentato più grave dall’11 settembre 2001 e la strage di massa più sanguinosa in assoluto. Un massacro che descrive l’identità del nemico da cui le democrazie devono difendersi.

2016-06-12T140329Z_1934299445_S1AETJMKTLAA_RTRMADP_3_FLORIDA-SHOOTING.JPG

Orlando, nella casa dell’assassino
Francesco Semprini entra nella casa di Omar Mateen a Fort Pierce, 140 chilometri a Sud di Orlando, mentre le autorità stanno ancora contando le vittime del massacro di sabato sera. Quella di Mateen, 29 anni, è un’altra storia di radicalizzazione fai da te indotta dalla propaganda del Califfato. Mentre la strage entra nella campagna presidenziale, dalla Casa Bianca Barack Obama professa cautela e mette in luce l’assenza di una regia terroristica all’estero degli Stati Uniti.

Un commento

Lascia un Commento se vuoi contribuire al contenuto della informazione