Nell’ottobre 2018, la Consulta, chiamata a decidere sul caso Dj Fabo-Cappato, aveva lasciato alle camere un anno di tempo per compensare il vuoto legislativo sul tema dell’aiuto al suicidio. Scaduto il termine senza che il legislatore fosse intervenuto – all’epoca, la maggioranza Lega-Movimento 5 stelle – a novembre 2019, la Corte costituzionale, con una sentenza storica, ha stabilito che l’aiuto al suicidio non è punibile, dal punto di vista penale, in presenza di quattro condizioni: il trattamento deve riguardare una persona tenuta in vita «da trattamenti di sostegno vitale» (per esempio, l’idratazione e l’alimentazione artificiale), «affetta da una patologia irreversibile», «fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche», ma che sia ancora «pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli».
Il testo base presentato da Partito democratico e Movimento 5 stelle ripete – con la stessa terminologia – le indicazioni della Consulta
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Il suicidio assistito apre un altro scontro nella maggioranza
