la caduta del governo Draghi è arrivata per molti inattesa, nonostante le fibrillazioni interne alla maggioranza, che aveva iniziato a dividersi su diverse questioni …, newletter del Mulino, lug 22

la caduta del governo Draghi è arrivata per molti inattesa, nonostante le fibrillazioni interne alla maggioranza, che aveva iniziato a dividersi su diverse questioni. Dopo essersi mostrato incapace di eleggere un nuovo capo dello Stato, costringendo il presidente Mattarella a un secondo mandato, il Parlamento era parso, nelle sue diverse componenti, attendere più o meno ordinatamente la fine della legislatura prevista nella primavera del 2023. Il carattere di unità nazionale del governo pareva infatti sufficiente a tenere nei ranghi i dissensi di tipo politico emersi all’interno dell’esecutivo. Tuttavia, con una mossa tutta sbagliata, per sé e per il Paese, l’ex premier Conte ha fornito su un piatto d’argento la possibilità di decretare la fine anticipata della legislatura agli alleati naturali della destra di Giorgia Meloni, Lega e Forza Italia.
Ci ritroviamo così con un governo in carica limitatamente agli affari correnti e, in attesa del voto fissato al 25 settembre, in preda a una campagna elettorale estiva che si preannuncia particolarmente accesa. Avremo modo di tornarci sopra. Oggi vi invitiamo a leggere l’analisi del direttore del «Mulino», che sottolinea, tra l’altro, come dai primi segnali sia già chiaro che tutti i contendenti cercheranno di imporre agli elettori una visione di assoluti che si contrappongono.

LA CRISI DI GOVERNO

LA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI

Cover articolo Rosatellum o nuova legge elettorale?

Nato come governo di solidarietà nazionale, il governo Draghi si è dovuto confrontare con le scelte da compiere al di là delle emergenze. Gli effetti dell’impatto, a lungo sopiti, alla fine sono diventati insostenibili

di Mario Ricciardi

La rottura tra Mario Draghi e una larga parte dei deputati e dei senatori che aveva sin qui sostenuto l’esecutivo è stata oggetto di ore di dibattiti televisivi, tesi, tra l’altro, a dimostrare il divario tra la preparazione del capo del governo e quella di buona parte della classe politica presente in Parlamento. Fra le tante, hanno colpito le parole pronunciate da Concita De Gregorio, che è ricorsa alla metafora del professore di Harvard «incaricato di una supplenza all’alberghiero di Massa Lubrense». Il commento di Nicola Lacetera.

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