la caduta del governo Draghi è arrivata per molti inattesa, nonostante le fibrillazioni interne alla maggioranza, che aveva iniziato a dividersi su diverse questioni. Dopo essersi mostrato incapace di eleggere un nuovo capo dello Stato, costringendo il presidente Mattarella a un secondo mandato, il Parlamento era parso, nelle sue diverse componenti, attendere più o meno ordinatamente la fine della legislatura prevista nella primavera del 2023. Il carattere di unità nazionale del governo pareva infatti sufficiente a tenere nei ranghi i dissensi di tipo politico emersi all’interno dell’esecutivo. Tuttavia, con una mossa tutta sbagliata, per sé e per il Paese, l’ex premier Conte ha fornito su un piatto d’argento la possibilità di decretare la fine anticipata della legislatura agli alleati naturali della destra di Giorgia Meloni, Lega e Forza Italia.
Ci ritroviamo così con un governo in carica limitatamente agli affari correnti e, in attesa del voto fissato al 25 settembre, in preda a una campagna elettorale estiva che si preannuncia particolarmente accesa. Avremo modo di tornarci sopra. Oggi vi invitiamo a leggere l’analisi del direttore del «Mulino», che sottolinea, tra l’altro, come dai primi segnali sia già chiaro che tutti i contendenti cercheranno di imporre agli elettori una visione di assoluti che si contrappongono.
LA CRISI DI GOVERNO
LA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI
Nato come governo di solidarietà nazionale, il governo Draghi si è dovuto confrontare con le scelte da compiere al di là delle emergenze. Gli effetti dell’impatto, a lungo sopiti, alla fine sono diventati insostenibili
di Mario Ricciardi
La rottura tra Mario Draghi e una larga parte dei deputati e dei senatori che aveva sin qui sostenuto l’esecutivo è stata oggetto di ore di dibattiti televisivi, tesi, tra l’altro, a dimostrare il divario tra la preparazione del capo del governo e quella di buona parte della classe politica presente in Parlamento. Fra le tante, hanno colpito le parole pronunciate da Concita De Gregorio, che è ricorsa alla metafora del professore di Harvard «incaricato di una supplenza all’alberghiero di Massa Lubrense». Il commento di Nicola Lacetera.