Il governo ha annunciato da tempo l’intenzione di presentare entro il 2023 una profonda riforma del Reddito di cittadinanza. Al dibattito su come realizzarla contribuisce ora la proposta della Caritas Italiana. Si basa su tre principi: assicurare il diritto a un’esistenza dignitosa per chiunque sia caduto in povertà, coniugare diritti e doveri e superare la confusione tra inserimento lavorativo e tutela di ultima istanza.
La riduzione degli apprendimenti degli studenti legata alla didattica a distanza durante la pandemia è molto variegata tra classi, scuole e territori. I risultati di una ricerca suggeriscono che le differenze sono dovute alla capacità o meno degli insegnanti di avvalersi degli strumenti digitali nelle attività didattiche.
Il Covid-19 ha avuto forti ripercussioni sulla salute mentale degli italiani, aumentando ansia e depressione. Le misure introdotte per farvi fronte, come il bonus psicologo, non sono una soluzione perché temporanee e dunque prive della continuità di intervento necessaria a condizioni spesso croniche.
Con la pandemia si sono allungate anche le liste d’attesa per le prestazioni del sistema sanitario. Le regioni cercano di risolvere il problema. Ma talvolta, come in Lombardia, le contromisure che dovrebbero migliorare la situazione finiscono per danneggiare le strutture più efficienti.
Merita attenzione l’idea di una settimana lavorativa corta. Alla riduzione dei giorni di lavoro si può però arrivare in modi diversi, che hanno effetti diversi sulla produttività e sull’equilibrio vita-lavoro.
Raggiunta una certa tranquillità sulle forniture di gas, è il momento di pensare al prezzo dell’energia. In Italia rischia di essere particolarmente alto, rendendo le nostre imprese molto meno competitive sui mercati internazionali, fino a una possibile deindustrializzazione del paese.
La proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita avanzata dalla Commissione europea solleva questioni di legittimità democratica perché non garantisce la titolarità nazionale delle politiche economiche. Meglio sarebbe decentrare i piani di riduzione del debito, lasciando alla Commissione la sorveglianza e la correzione di “grandi errori”.