
scheda dell’editore:
Nell’antichità l’aborto era una questione di donne, così come lo erano la gravidanza e il parto. È il cristianesimo che per primo equipara l’aborto all’omicidio, ma ci vorranno secoli per codificare il momento in cui avviene l’animazione del feto. Tra Sei e Settecento il feto acquista una sua autonomia e, dopo il 1789, entra nella sfera pubblica. Lo Stato privilegia la vita del futuro cittadino, lavoratore e soldato, punendo severamente l’aborto. Dopo la nuova inversione di rotta operata dal movimento femminista e dalla depenalizzazione, oggi molti segnali ci dicono però che qualcosa sta ancora cambiando. In questa edizione aggiornata facciamo il punto su una questione che pare destinata a non sopirsi mai.
Giulia Galeotti, giornalista a «L’Osservatore Romano», dal 2014 è responsabile delle pagine culturali e dal 2019 dell’inserto settimanale Quattro Pagine. Tra i suoi libri ricordiamo: «Storia del voto alle donne in Italia» (Biblink, 2006, Premio Capalbio e Premio Amelia Rosselli), «In cerca del padre» (Laterza, 2009), «Siamo una rivoluzione. Vita di Dorothy Day» (Jaca Book, 2022).
INDICE:
- 1. Quando l’aborto era una questione di donne
- La gravidanza come mutamento nel corpo femminile.
- L’aborto nel contesto greco-romano.
- La tradizione ebraica.
- Cristianesimo e legislazione civile fino all’età moderna.
- L’islam.
- 2. La gravidanza diventa relazione
- Tra Sei e Settecento: acquisizioni scientifiche e dimensione politica della natalità.
- Le conseguenze delle scoperte scientifiche sulla riflessione teologica.
- Rivoluzione francese e Stati nazionali: nuove definizioni e nuovi protagonisti.
- 3. Il feto come termine privilegiato
- La scelta dello Stato: tutelare il nascituro.
- La nuova legislazione fino agli anni Settanta del Novecento.
- Nella pratica sociale.
- La definizione della posizione della Chiesa.
- 4. La donna come termine privilegiato
- Presupposti di un cambiamento: un pulsante e un’urna.
- Le nuove leggi in materia di aborto.
- Il cammino italiano verso la riforma.
- «La 194 ci è cara».
- E adesso?
