Il lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale: una prospettiva di insieme, Articolo di MANFREDI NEGRO, in Mercato del Lavoro News n. 173


in  Mercato del Lavoro News n. 173 –  Articolo di MANFREDI NEGRO ,


e in https://oltreluomo.com/2025/12/09/il-lavoro-nellera-dellintelligenza-artificiale-una-prospettiva-di-insieme/?fbclid=IwY2xjawOwnHxleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEef8GoPmJVYxpqr0znM_s69NlAnqmgaTC5IH4FeBhk_toHptMDUoEmnQvyyJ8_aem_GVuA8jHMAL-8EePUDKOLkQ


Il lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale: una prospettiva di insieme

Intelligenza artificiale e lavoro: dietro a questa semplice combinazione di parole si nasconde un’immensa quantità di dibattiti, accuse più o meno fondate, esagerazioni, incomprensioni, articoli, saggi, leggi e interventi di ogni genere e tipo. La cosa non dovrebbe sorprendere: negli ultimi anni l’IA è infatti riuscita ad attirare l’attenzione di gran parte del mondo del lavoro, suscitando tanto interesse quanto timore da parte di imprese, lavoratori e governi. Uno strumento da sfruttare per aumentare i guadagni, una minaccia per il proprio impiego, una tecnologia potente ma pericolosa che deve essere regolata – le opinioni al riguardo sono certamente variate e numerose. Ma quale di esse è quella corretta, ci si potrebbe chiedere? Che questa tecnologia andrà ad influenzare pesantemente il mercato del lavoro è un fatto ormai scontato, ma cosa accadrà effettivamente? Le conseguenze saranno positive o negative? Quali saranno gli ambiti più colpiti da questo cambiamento? Che effetto avrà l’adozione dell’intelligenza artificiale sui lavoratori? I sistemi di IA saranno davvero in grado di aumentare la produttività delle aziende?

Si tratta di domande importanti ed interessanti, a cui molti studiosi hanno già tentato di rispondere. La maggior parte di loro ha tuttavia preferito concentrarsi su di uno specifico ambito, analizzando, ad esempio, come verrà influenzata l’occupazione, le possibili applicazioni per quanto riguarda la salute e sicurezza sul lavoro, o quali saranno i principali usi dell’intelligenza artificiale. In questo articolo io vorrei però adottare un approccio un po’ differente, cercando invece di fornire un quadro di insieme della situazione, un’analisi meno approfondita ma di più ampio respiro, che possa fornire al lettore una migliore idea di cosa significhi veramente l’adozione dell’IA per il mondo del lavoro.

La questione dell’occupazione: l’intelligenza artificiale ruberà davvero i posti di lavoro?

Iniziamo dunque esaminando uno dei temi più sentiti dai lavoratori: la capacità dell’IA di sostituire l’essere umano. Per molti versi questa tecnologia non è infatti altro che il più recente sviluppo in quel processo di automazione che da due secoli a questa parte va a rimpiazzare i dipendenti umani con le macchine: per quale motivo un imprenditore dovrebbe affidarsi ai primi, quando le seconde lavorano di più, costano di meno, e risultano più produttive? Non dovrebbe quindi risultare sorprendente che l’automazione sia spesso vista con sospetto dai lavoratori, sempre preoccupati che le nuove tecnologie vadano a rubare loro il lavoro: lo abbiamo visto per la prima volte con i Luddisti, che nei primi dell’800 distruggevano i telai meccanici per protesta, e lo vediamo di nuovo oggi con l’intelligenza artificiale. Detto ciò, la situazione non è così semplice come potrebbe apparire: certamente le nuove tecnologie possono sostituire l’uomo in una varietà di ambiti, portando così alla scomparsa di molti posti di lavoro. Storicamente il processo di automazione ha però avuto un effetto positivo sull’occupazione, creando nuovi impieghi e professioni in numero maggiore di quelli che vengono eliminati. Per fare un esempio concreto, secondo le stime del World Economic Forum l’adozione dell’IA nelle aziende porterà alla perdita di 92 milioni di posti di lavoro, creandone però al contempo altri 170 milioni, per un saldo netto positivo di 78 milioni. In altre parole, è più probabile che l’occupazione vada ad aumentare, piuttosto che a diminuire.

A questo punto sarebbe quindi opportuno andare ad esplorare più nel dettaglio il modo in cui i sistemi di intelligenza artificiale vanno a “sostituire” i lavoratori umani. Le IA moderne sono infatti ancora abbastanza limitate, e non sono quindi in grado di svolgere in maniera soddisfacente una varietà di compiti – o, per dirla in altre parole, solo certe professioni possono essere rimpiazzate dai computer, perlopiù quelle collegate ad attività ripetitive, altamente schematizzate o che non richiedono pensiero critico. Ad esempio, l’intelligenza artificiale è già stata adottata da molti call center per sostituire gli operatori, in quanto i chatbot sono perfettamente in grado di rispondere alle domande che vengono comunemente poste dai clienti. Tuttavia, anche in questi casi è spesso una buona idea mantenere dei lavoratori umani che possano monitorare, assistere e supervisionare il sistema autonomo, subentrando in casi di errori o situazioni inaspettate. Tornando ai call center, può accadere che il chiamante ponga una domanda a cui l’IA non è in grado di rispondere: in questo caso, essa passa la chiamata ad un operatore umano, le cui capacità (adattabilità, flessibilità, pensiero critico) lo rendono in grado di risolvere il problema. In sostanza, l’intelligenza artificiale non può rimpiazzare del tutto l’uomo, e la presenza di lavoratori qualificati rimarrà comunque fondamentale anche una volta che questa nuova tecnologia sarà stata ampiamente adottata. In particolare, vale la pena di evidenziare come l’adozione dei sistemi di IA favorisca i lavoratori esperti, la cui esperienza e competenze acquisiscono maggiore valore in quanto necessarie per attività più complesse o specialistiche. A fare fatica a trovare impiego saranno invece le persone prive di competenze specialistiche o legate alle nuove tecnologie, i cui incarichi tendono ad essere più semplici e standardizzati, e quindi automatizzabili.

Prima dell’uso leggere attentamente il foglietto informativo: l’importanza di un uso corretto dei sistemi di IA

L’interesse delle imprese nei confronti dell’intelligenza artificiale si fonda su di una semplice assunzione, ossia che essa sia una sorta di bacchetta magica, capace di semplificare i processi, ridurre le spese ed aumentare la produttività per chi la adotta. Si tratta di un’interpretazione che non è, in realtà, del tutto errata: questi sistemi possono infatti essere utilizzati in un’enorme varietà di ambiti e per un’enorme varietà di scopi. Solo per citarne alcuni, oltre alla già menzionata automazione di compiti ripetitivi e standardizzati, con tutti i benefici che ne derivano, l’IA può aiutare a velocizzare la produzione, ad ottimizzare le attività, ad analizzare i dati, a fare previsioni per il futuro, a personalizzare le offerte per i clienti e molto altro ancora. In termini di benefici si tratta quindi di una tecnologia molto promettente. C’è però un caveat a cui bisogna prestare attenzione: tutto ciò dipende dalla capacità delle aziende di farne un uso corretto.

Negli ultimi tempi è infatti emerso un dato all’apparenza sconcertante: molte delle imprese che hanno adottato l’intelligenza artificiale non hanno visto aumenti significativi nei propri introiti. Questa discrepanza tra aspettative e realtà non dipende però tanto da un’errata valutazione delle effettive capacità dei sistemi di IA, quanto piuttosto da un uso errato. Per poter sfruttare al meglio questa tecnologia è infatti necessario valutare attentamente gli ambiti in cui potrebbe essere applicata, i bisogni dell’azienda, i benefici che potrebbe portare se utilizzata per un dato scopo, senza poi contare il bisogno di formare i lavoratori che ne faranno uso, le spese per l’acquisto, l’installazione, l’aggiornamento, la manutenzione e via dicendo. In termini pratici, adottare l’intelligenza artificiale in azienda richiede preparazione: se questa è presente, allora il sistema intelligente può davvero risultare in benefici concreti; se, tuttavia, la scelta è avvenuta in maniera improvvisata, allora non si tratta di altro che di una considerevole spesa di denaro per ottenere dei guadagni sub-ottimali.

A tal riguardo può essere opportuno fare un esempio pratico di come un’adozione scorretta possa risultare controproducente per l’impresa. In questi ultimi tempi ha infatti iniziato a diffondersi sempre di più un curioso fenomeno chiamato “workslop”, portmanteau delle parole “work”, lavoro, e “slop”, sbobba o brodaglia. L’accezione negativa del termine dovrebbe essere ovvia, e in effetti con “sbobba lavorativa”, per tentare un’approssimativa traduzione, ci si riferisce proprio ad una tipologia di lavoro priva di qualsiasi valore. Più precisamente si tratta di contenuti realizzati con l’IA, che all’apparenza sembrano essere ben fatti, ma che in realtà risultano essere inutili, di scarsa qualità, o addirittura del tutto errati. Concretamente parlando si potrebbe pensare ad un’email troppo lunga e vagheggiante, incapace di trasmettere alcun messaggio effettivo, ad una presentazione altisonante ma priva di dati concreti, o ad un report ripetitivo e pieno di informazioni completamente inventate. Il workslop non si limita però ad essere una pratica fastidiosa, ma può addirittura diventare dannosa: secondo alcuni studi il tempo necessario a correggere o rifare tali contenuti si traduce infatti in una perdita non trascurabile di produttività e denaro, per non parlare poi degli effetti psicologici negativi sui lavoratori, infastiditi e stressati dal dover gestire carichi di lavoro extra, del rischio di creare tensioni tra i dipendenti che realizzano il workslop e quelli che lo devono correggere, dello sviluppo di dubbi e sfiducia nei confronti dell’intelligenza artificiale stessa e delle sue capacità, e della possibilità di danneggiare la reputazione della propria azienda se si fa uso di informazioni inventate di sana pianta dal computer, cosa peraltro già accaduta a più di un avvocato. Fortunatamente, il problema del workslop ha una soluzione molto semplice: la formazione. La gran parte di questi contenuti viene infatti generata da lavoratori che non conoscono bene i sistemi di IA, e non comprendono quindi le loro capacità e limitazioni. Un’adozione più attenta e regolata, accompagnata dall’introduzione di linee guida all’utilizzo e dall’educazione dei dipendenti, può quindi aiutare a ridurre i rischi e a rendere questa tecnologia più affidabile ed efficace.

Le mille e una applicazione: per cosa può essere utilizzata l’intelligenza artificiale?

Avendo discusso di quali sono i rischi se l’IA viene adottata senza un’adeguata preparazione, possiamo adesso andare ad esaminare l’altra faccia della medaglia: a cosa può servire questa tecnologia, se usata correttamente? Purtroppo, questa non è una domanda a cui è facile rispondere, sebbene non per i motivi che si potrebbe aspettare: il problema è infatti che i sistemi di intelligenza artificiale possono essere utilizzati in una tale varietà di ambiti, e per svolgere una tale varietà di compiti, che fornire una lista precisa e completa delle possibili applicazioni richiederebbe un secondo articolo a parte. Per dare un’idea di quanto essi possano essere utili possiamo però fare alcuni esempi:

  • Per iniziare non si possono non menzionare le applicazioni nell’ambito della gestione delle risorse umane, di grande utilità per qualsiasi impresa. I sistemi di IA possono infatti essere utilizzati per effettuare un’analisi e valutazione iniziale delle candidature ricevute, per assistere in alcune parti del processo di selezione ed assunzione, e per facilitare l’inserimento dei nuovi lavoratori in azienda;
  • Il marketing è un altro grande beneficiario di questa tecnologia, che permette di analizzare e prevedere il comportamento dei consumatori, di realizzare campagne pubblicitarie personalizzate in base agli interessi dei singoli utenti, ma anche di ridurre i costi e i tempi necessari a creare la pubblicità stessa;
  • Parlando di creazione dei contenuti, questi sistemi sono di grande interesse anche per il settore dell’intrattenimento, in quanto utilizzabili per realizzare effetti speciali, per supportare gli esseri umani nella scrittura delle sceneggiature, e persino per imitare attori morti;
  • L’analisi dei dati può essere impiegata anche in ambito finanziario e assicurativo, aiutando a formulare scelte più precise e sicure attraverso la valutazione dei rischi e l’ottimizzazione delle decisioni;
  • Non possiamo poi dimenticare il servizio clienti, a cui ho già accennato in precedenza. Chatbot e sistemi simili possono infatti rispondere in modo automatico alle domande dei clienti, garantendo un’assistenza immediata e disponibile 24/7 e liberando allo stesso tempo gli operatori umani per la gestione dei casi più difficili;
  • L’intelligenza artificiale trova impiego anche nell’ambito della vendita al dettaglio, dove può non solo assistere gli acquirenti, ma anche proporre loro offerte e prodotti specifici, garantendo così un’esperienza personalizzata che aiuta nel fidelizzare i clienti e nell’aumentare le vendite;
  • Un po’ scontato, ma non per questo meno importante, è l’uso nel settore manifatturiero, che si estende in realtà ben oltre alla semplice automazione dei processi produttivi. L’IA può infatti monitorare le macchine per individuare possibili malfunzionamenti e permettere un intervento immediato, ispezionare i prodotti realizzati per garantirne la qualità, e in generale rendere l’intera produzione più veloce, efficace e sicura. In aggiunta a ciò, essa ha delle applicazioni anche nella logistica di magazzino, dove può assistere nello smistamento e stoccaggio delle merci, nel trasporto e nell’inventariazione.

In sostanza, i benefici offerti da questa nuova tecnologia potrebbero essere riassunti con due parole: versatilità ed efficienza. Da un lato i sistemi intelligenti possono infatti essere utilizzati per svolgere un’ampia varietà di compiti in numerosi settori differenti, rendendoli così utili per praticamente ogni impresa; dall’altro, la loro capacità di ridurre i costi ed aumentare l’efficienza dei processi in cui vengono coinvolti è considerevole, e può tradursi in un netto incremento nei guadagni dell’impresa.

Più intelligenza, meno incidenti: i benefici per la salute e sicurezza sul lavoro

C’è, infine, un ultimo argomento che dovremmo andare a toccare per riuscire a fornire un quadro (relativamente) completi degli effetti dell’IA sul mondo del lavoro: la salute e sicurezza. Sotto certi aspetti questa è forse una delle applicazioni più importanti dei sistemi intelligenti: gli incidenti sul lavoro, mortali o meno, sono infatti fin troppo frequenti, e impossibili da prevenire con certezza assoluta. Ed è proprio per questo motivo che l’adozione di programmi e strumenti appositi potrebbe rivelarsi di così grande valore, aiutando a ridurre sia il numero che l’impatto degli infortuni. Ma andiamo con ordine: già nel paragrafo precedente ho accennato a come l’intelligenza artificiale possa essere sfruttata per rendere la produzione più sicura, ad esempio monitorando le macchine utilizzate così da poter individuare segni di usura, malfunzionamenti e possibili guasti prima che diventino un problema. Questa è però solo una delle tante possibili applicazioni dell’IA nell’ambito della salute e sicurezza: i sistemi di protezione individuale intelligenti, ad esempio, potrebbero essere utilizzati per monitorare posizione, ambiente circostante e stato di salute dei lavoratori, permettendo di individuare situazioni pericolose, segni di stress o affaticamento, e di intervenire più prontamente e in maniera più precisa qualora si rivelasse necessario. Altre possibilità includono invece l’uso di sistemi di monitoraggio volti a segnalare comportamenti scorretti o pericolosi da parte dei dipendenti, software di analisi predittiva che possano anticipare potenziali pericoli e prevenire incidenti, sensori che facciano rallentare o fermare veicoli e carrelli elevatori in aree trafficate o quando troppo vicini ad altre persone, per non parlare poi delle applicazioni nell’ambito della formazione, dove l’IA potrebbe servire a fornire un’istruzione più completa ed efficace, corredata anche da simulazioni immersive. Per i lavori più pericolosi si potrebbe addirittura andare ad eliminare completamente il rischio di incidenti sostituendo il lavoratore con un drone controllato a distanza, permettendo all’operatore di svolgere il suo incarico in tutta sicurezza.

Sfortunatamente, queste applicazioni, per quanto utili, possono anche essere piuttosto problematiche: i sindacati hanno infatti evidenziato come alcune di esse abbiano degli effetti negativi sui lavoratori. Da un punto di vista psicologico, ad esempio, l’IA può indurre una sensazione di perdita di controllo e di autonomia, complice anche “l’opacità” di molti programmi, ossia la nostra incapacità di comprendere o spiegare il processo che li porta a raggiungere una determinata decisione. A ciò si aggiungono poi lo stress dovuto al monitoraggio costante, la preoccupazione di venire rimpiazzati, e l’ansia indotta dal bisogno di doversi adottare ad un nuovo modo di fare le cose, spesso accompagnato da un incremento nei ritmi e nel carico di lavoro che si devono affrontare. Molto importante è anche il rischio che i lavoratori inizino ad affidarsi eccessivamente a questi sistemi, dando inizio ad un processo di deskilling che porterebbe alla perdita di competenze importanti e ad una crescente incapacità di operare in maniera indipendente dal computer. Per concludere bisogna poi considerare la possibilità che l’intelligenza artificiale venga utilizzata per scopi negativi come la discriminazione, per manipolare e controllare i dipendenti, o per violarne la privacy, minacce meno concrete ma altrettanto gravi delle precedenti.

Le sfide dell’intelligenza artificiale al mondo del lavoro

Come si può quindi vedere, quella tra l’IA e il mondo del lavoro è una relazione complessa. La varietà di applicazioni possibili, in combinazione con la sua potenziale utilità, andranno infatti a rendere questa nuova tecnologia una presenza sempre più pervasiva all’interno del mercato del lavoro. In effetti, è abbastanza probabile che quella di adottare dei sistemi intelligenti diventi una scelta obbligata per le imprese, necessaria per raggiungere i livelli di efficienza e produttività richiesti per rimanere competitivi. Al tempo stesso l’intelligenza artificiale si rivela però una tecnologia non semplice da utilizzare, che richiede un certo impegno in termini di tempo, denaro ed attenzione per dare i risultati migliori, al punto da poter risultare dannosa se non gestita nel modo corretto. Infine, essa è anche una tecnologia capace di portare ad enormi cambiamenti, sia in positivo che in negativo, cambiamenti che potrebbero risultare sconvolgenti per molte persone, e che richiederanno un nuovo approccio e nuove regole per essere affrontati.

In termini pratici, ciò vuol dire che l’adozione dell’IA all’interno del mercato del lavoro comporta una serie di sfide importanti: le autorità devono fornire indicazioni e regolamentazioni atte sia a promuovere un uso sicuro di questa tecnologia, sia a definirne e vietarne le applicazioni più problematiche e pericolose, compito che richiede di trovare un difficile equilibrio tra due poli opposti. I sindacati devono stabilire come l’intelligenza artificiale andrà ad impattare i lavoratori, individuare contromisure e punti chiave, e riformulare gli accordi correnti per adattarsi a questa nuova realtà. Aziende e lavoratori, invece, devono imparare cosa sia veramente l’intelligenza artificiale, come funzioni e cosa può fare, per poi riuscire ad integrarla in maniera efficace all’interno delle proprie operazioni, il tutto cercando di evitare i vari rischi che andranno ad emergere. Se l’IA sarà uno strumento capace di rivoluzionare in positivo il mondo del lavoro, o una tecnologia problematica e portatrice di complicazioni dipenderà quindi dal nostro successo nel superare tali sfide.  (A cura di Manfredi Negro)

16 dicembre 2025

Lascia un Commento se vuoi contribuire al contenuto della informazione