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C’è una crisi di governo, l’eventualità di andare alle urne già in autunno è molto concreta. Contrariamente a quanto affermano diversi esponenti della Lega, il federalismo non è affatto al sicuro. Non tanto perché diversi decreti delegati devono ancora essere emanati, ma perché anche i decreti delegati sono impostati senza numeri, sono scatole vuote che indicano alcuni meccanismi e soggetti che dovranno attuare il federalismo, ma lasciano del tutto aperti i due punti centrali: quanto dovranno risparmiare le varie amministrazioni, quanta evasione fiscale andrà recuperata in ogni territorio. Detto brutalmente, i decreti delegati sono a loro volta più somiglianti a ulteriori leggi-delega che a norme dotate di un contenuto macroeconomico preciso e vincolante. E dal momento che la base tecnico-statistica per attuare il federalismo fiscale non esiste ancora (né potrebbe essere diversamente, perché una classe politica irresponsabile ha passato quindici anni a discutere di principi, e quasi nulla ha fatto per renderli concretamente attuabili), ci vorranno ancora almeno un paio di anni per far partire il federalismo e per cominciare a capire come esso verrà effettivamente attuato.
Ebbene, in questa situazione la Lega non si preoccupa di attuare il federalismo, ma di tornare al voto al più presto.
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Ma perché la Lega non teme di perdere il federalismo, proprio ora che è a un passo dalla meta?
L’unica risposta non ideologica che vedo è che per la Lega, ormai, il federalismo è diventato meno importante dell’allargamento della sua presenza nella pubblica amministrazione, dai Comuni alle Province, dalle Regioni al Parlamento, quella stessa amministrazione che la Lega delle origini voleva bonificare, e che ora sembra lentamente ma inesorabilmente trasformarsi in un terreno di pascolo, come accade a qualsiasi normale apparato di partito. Il federalismo all’inizio era prevalentemente un fine, ora sta diventando un mezzo, uno strumento di propaganda. Non dobbiamo stupircene, perché succede in tutti i partiti, e la Lega non fa eccezione. La notizia è solo che, crescendo, la Lega sta diventando un partito come gli altri.
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l’intero articolo è qui: Ma la Lega è ancora federalista? – LASTAMPA.it.

Il prof. è lucido nelle sua analisi, una frase per tutte: la lega stà diventando un grande partito e si comporta come tale. Amen! Un esercito che conquista un territorio mette i suoi al controllo del sistema. La logica è questa. Un partito idem: controllo del sistema pubblico per prima cosa. Niente di nuovo niente di niente salvo, fin che dura il cacciare o far dimettere i ladri esagerati che ci sono anche da loro.Le dimissioni di Ballaman sono un segno, poi l’umo dalla macchina blu sarà sistemato altrove, comunque il gesto è fatto.
Cosa non si fa per acquisire consenso!!
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buonasera emilio
luca ricolfi è per me in termometro estremamente sensibile (e basato su dati ) della politica italiana
grazie per il gradito commento che condivido in larga parte
paolo ferrario
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