…. il voto degli operai che hanno scelto il «sì» a Mirafiori viene trattato come se avesse un peso etico inferiore. È un’ingiustizia: chi vince, è squalificato moralmente come un uomo piccolo piccolo che si piega ai ricatti in nome del tengo famiglia. Chi perde è il paladino della dignità umana, il combattente dei diritti umani fondamentali. Il «no» è degli eroi. Il «sì» è dei servi. … L’operaio di Mirafiori che ha votato «sì» è forse un uomo di qualità inferiore? Chi si oppone è moralmente superiore a chi consente? E’affiorata una pessima retorica ideologica in questa drammatica vicenda della Fiat. L’umanità di Mirafiori è stata tagliata in due. Da una parte quella che ha la «schiena dritta» , quella che incarna i valori della dignità, del coraggio, dell’etica, del rifiuto dei soprusi. Dall’altra, quella che cede, si piega, si inchina, ingoia passiva e servile il ricatto dei potenti. … va difesa la dignità dei 1386 operai del montaggio che hanno votato sì, dei 412 addetti alla lastratura che hanno votato sì, dei 255 operai addetti alla verniciatura che hanno votato sì, dei 262 operai del turno di notte che hanno votato sì, dei 421 impiegati (esseri umani, lavoratori) che hanno votato sì. Mentre nei commenti e nelle cronache a volte si dà l’impressione addirittura che contino più i no che i sì. …. Un’ingiustizia, appunto. Un insulto a chi viene negato il diritto, questo davvero fondamentale, di essere rispettato per le scelte che compie, giuste o sbagliate che siano, senza che siano bollate come infami «svendite» o riprovevoli «compromessi» . Ma anche una malattia politica e culturale molto diffusa a sinistra e persino talvolta tra i «moderati» . Il radicalismo, l’oltranzismo verbale, il «no» degli intransigenti sono più o meno inconsciamente sovraccaricati di valori positivi: la difesa dei valori, la custodia dell’identità, la salvaguardia della purezza. Mentre chi si colloca su una posizione riformista è sempre sospettato di essere vulnerabile, esposto a un’etica compromissoria e alle lusinghe del cedimento morale. Perciò i «riformisti» Bersani e D’Alema, di fronte al risultato di Mirafiori, si sentono in obbligo morale prima di tutto di rendere omaggio a chi ha votato «no» , senza spendere una parola per gli operai che hanno votato sì. Per questa mai smaltita subalternità culturale viene tributato un apprezzamento maggiore a Nichi Vendola, che si è speso per il «no» davanti ai cancelli di Mirafiori, rispetto a quello riconosciuto al leader della Cisl Bonanni, l’artefice sindacale di un accordo che, risicato o no, ha comunque registrato la maggioranza dei consensi tra i lavoratori della Fiat. .. Per questo i lavoratori che hanno votato sì vanno difesi. Nella loro dignità, nelle loro convinzioni, nelle loro scelte. Nel loro diritto di non sentirsi eticamente di serie B. Di non essere bollati e squalificati come servi del padrone disposti a piegare la schiena pur di accettare un lavoro, a qualunque costo. Liberi, anche stavolta, da un inaccettabile ricatto morale.

E’ l’ennesima conferma chela nostra non è una democrazia compiuta. Alla base di qualunque sistema organizzativo-sociale è la libertà di espressione e delle idee. Liberi non fummo, non siamo, pena l’essere bollati per le nostre idee e non saremo in quanto governati da un sistema, che salvo rare eccezioni è lobbystico-affaristico. Odio i radical-chich-rich. Fa chic essere con la FIOM, fa kultura non rispettare i si e sopratutto ignorare i 30.000 dell’indotto che, esseri umani come gli altri privilegiati di mirafiori, le tute-blu di categoria superiore, hanno voce ma non sono ascoltati ed avrebbero tante cose da dire..Per Baffino-Bersani & company non contano nulla. spero che quando andremo a votare queste tute blu di seconda scelta se lo ricordino.
Auguri a loro veri e silenti eroi!
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