da: MASSIMO GAGGI PER IL CORRIERE DELLA SERA –
…. pubblicazione dell’«Inno di battaglia della madre tigre», un saggio sui metodi educativi estremi seguiti da molti genitori cinesi e adottati anche dall’autrice: Amy Chua, una professoressa cino-americana dell’università di Yale. L’America, ormai in preda alla paura del declino, è frustrata dalla perdita di posti di lavoro, dalla crescita delle potenze asiatiche e si interroga sul futuro dei suoi figli. Legge con angoscia che nei test comparativi internazionali che le scuole di Shanghai sbaragliano tutti mentre i ragazzi di quelle Usa si classificano al 31° posto per la matematica, al 15° nella lettura e al 23° nelle scienze. Così il libro di Amy Chua che descrive la durezza con la quale ha imposto alle sue due figlie di primeggiare sempre in ogni materia, vietando loro ogni distrazione (niente uscite con gli amici, niente tv o videogiochi) è divenuto argomento di discussione nelle famiglie assai più della visita del presidente cinese. Gli eccessi repressivi della Chua hanno suscitato critiche furiose, ma, in qualche modo, il libro ha trasformato in incendio la scintilla del dubbio che serpeggia nelle famiglie americane: siamo diventati troppo accomodanti coi nostri figli? Li mandiamo in scuole che non li preparano a competere in un mondo in cui emergere è più difficile?
La polemica è arrivata fino in Cina, già impegnata in una discussione sui risultati dei test di un mese fa. Un dibattito nel quale dai commentatori e dai politici è venuta una curiosa autocritica: il resto della Cina è più indietro rispetto a Shanghai che ha scuole di eccellenza e poi puntare solo ai voti alti senza curare la capacità di socializzare produce ragazzi che crescono senza gioia, senza fantasia e creatività, delle «foche ammaestrate». Molti preferiscono il modello Usa, centrato sull’autostima dei giovani e, se possono permetterselo, mandano i figli nelle scuole private di lingua inglese anziché in quelle pubbliche cinesi dove una severa selezione inizia già nella scuola materna, a due anni di età. Meglio non tirare un sospiro di sollievo» avverte, però, sul New York Times l’esperto di Asia Nicholas Kristof, che visita continuamente scuole cinesi e ha mandato i figli a scuola in Giappone: «I cinesi stanno facendo enormi passi avanti nell’istruzione, correggono i loro errori e la spinta viene non solo dall’alto, dal governo, ma anche dal basso, da una cultura confuciana che ha un enorme rispetto per la scuola: nel povero villaggio del Sud di mia moglie, i figli dei contadini sanno di matematica quanto i miei ragazzi che frequentano un’ottima scuola di New York».
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dal libro di Amy Chua
Un sacco di persone si chiedono come facciano, i genitori cinesi, a crescere bambini così di successo. Si chiedono che cosa facciano, questi papà e mamme, per tirare su tanti geni della matematica e musicisti prodigiosi, si chiedono come ci si sente dentro le loro famiglie, si chiedono se potevano farlo anche loro. Ebbene, io posso dirglielo, perché l’ho fatto. Ecco alcune cose che le mie figlie, Sophia e Louisa, non sono mai state autorizzate a fare:
– partecipare a un pigiama party
– andare a giocare con le amiche
– partecipare a una recita scolastica
– lamentarsi di non poter partecipare a una recita scolastica
– guardare la televisione o giocare al computer
– scegliersi da sole le attività extracurricolari
– prendere un voto inferiore a una A*
– non essere il miglior studente in tutte le materie, ad eccezione di ginnastica e teatro
– suonare uno strumento diverso dal pianoforte o dal violino
– non suonare il pianoforte o il violino
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In uno studio su 50 madri americane e 48 madri cinesi immigrate, quasi il 70% delle madri occidentali afferma che «insistere sul successo scolastico non è un bene per i bambini« e che «i genitori devono promuovere l’idea che l’apprendimento è divertente«. Al contrario, poco più dello 0% delle madri cinesi la pensa così. La stragrande maggioranza delle madri cinesi, invece, ha detto di ritenere che i propri figli possono essere «i migliori» studenti, che «il successo accademico riflette il successo dei genitori», e che se i bambini non sono stati studenti eccellenti allora significa che c’è stato «un problema» e che i genitori «non stavano facendo il loro lavoro»
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Quello che i genitori cinesi hanno capito è che niente è divertente finché non si è bravi a farlo. Per diventare bravi in qualcosa bisogna lavorare. Ma da soli i bambini non vogliono lavorare, quindi è cruciale ignorare le loro preferenze. Questo spesso richiede forza d’animo da parte dei genitori, perché il bambino farà resistenza; le cose sono sempre difficili all’inizio, ed è in questa fase che i genitori occidentali tendono a rinunciare. Tuttavia, se eseguita correttamente, la strategia cinese avvia un circolo virtuoso. La tenace «pratica, pratica, pratica» è fondamentale per l’eccellenza; l’apprendimento tramite la ripetizione mnemonica è sottovalutato in America. Una volta che un bambino inizia ad eccellere in qualcosa, – che sia la matematica, il pianoforte, lanciare la palla da baseball o il balletto – ottiene complimenti, ammirazione e soddisfazione. Così si costruisce la fiducia e si rende divertente quello che prima non lo era. A sua volta è più facile per i genitori fare in modo che il bambino lavori ancora di più. I genitori cinesi possono ottenere quello che i genitori occidentali non possono avere.
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I genitori cinesi possono ordinare ai loro bambini di prendere tutte A.I genitori occidentali possono solo chiedere ai loro figli di fare del loro meglio. I genitori cinesi possono dire: «Sei pigro. Tutti i tuoi compagni di classe sono più bravi di te». Al contrario, i genitori occidentali, che già vivono in modo conflittuale il loro concetto di realizzazione personale, devono cercare di convincersi che non sono delusi di quello che hanno raggiunto i loro figli. Ho pensato a lungo su come i genitori cinesi possono ottenere quello che fanno. Penso che ci sono tre grandi differenze tra l’atteggiamento mentale sull’essere genitori che hanno i cinesi e quello degli occidentali.
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I genitori cinesi chiedono voti perfetti perché credono che i loro figli possano ottenerli. Se il loro bambino non ce la fa è perché il bambino non ha lavorato abbastanza. Ecco perché la soluzione a prestazioni sotto gli standard è sempre quella di criticare aspramente, punire e far vergognare il bambino. Il genitore cinese ritiene che suo figlio sarà abbastanza forte da caricarsi la vergogna addosso e di migliorare a partire da quella. (E poi, quando i ragazzi cinesi eccellono, in casa è tutto un complimentarsi e un gonfiare il suo ego).
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non credo che molti occidentali abbiano la stessa idea sui loro bambini, cioè che i figli siano perennemente in debito con i loro genitori. Mio marito Jed, per esempio, ha tutta un’altra visione: «I bambini non scelgono i loro genitori», mi ha detto una volta. «Non hanno nemmeno scelto di nascere. Sono i genitori che gli hanno rifilato la vita, quindi sono i genitori a dovere provvedere a loro. I bambini non devono qualcosa ai genitori. Avranno dei doveri, piuttosto, nei confronti dei loro stessi figli». Mi sembra che per un genitore occidentale questo sia un pessimo affare. In terzo luogo, i genitori cinesi credono di sapere cosa è meglio per i loro figli, e quindi vanno oltre tutti i desideri e le preferenze dei loro bambini. Ecco perché figlie di cinesi non possono avere fidanzati al liceo e perché i bambini cinesi non possono andare in una gita scolastica in cui si dorma fuori. È anche per questo che nessun ragazzo cinese oserebbe mai dire a sua madre: «Ho avuto una parte nella recita scolastica!
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il succo è che i bambini cinesi devono spendere la loro vita nel ripagare i genitori, obbedendogli e rendendoli orgogliosi. Al contrario, non credo che molti occidentali abbiano la stessa idea sui loro bambini, cioè che i figli siano perennemente in debito con i loro genitori.
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«Ma Lulu e Sophia sono persone diverse» sottolineò Jed.
«Oh no, non questo», dissi, roteando gli occhi. «Ognuno è speciale a modo suo» ho scherzato sarcastica. «Anche i perdenti sono speciali a modo loro. Beh, non ti preoccupare, non devi muovere un dito. Sono disposta a metterci tutto il tempo che ci vuole, e sono felice di essere io quella odiata. E tu puoi essere quello che loro adorano perché gli prepari frittelle e le porti a vedere gli Yankees».
Mi arrotolai le maniche e tornai da Lulu. Usai tutte le armi e le tattiche che mi venivano in mente. Ci esercitammo durante la cena e nella notte, e non lasciai che Lulu si alzasse, né per bere né per andare al bagno. La casa diventò una zona di guerra, io rimasi senza voce a forza di urlare, ma ancora non c’erano progressi, e anch’io iniziai ad avere dubbi. Poi, di punto in bianco, Lulu ci riuscì. Le sue mani improvvisamente si coordinarono, destra e sinistra facevano ognuna il proprio dovere. Lulu se ne rese conto nello stesso momento in cui lo compresi io. Trattenni il respiro. Ci riprovò. Suonò con più sicurezza e più velocemente, e il ritmo era quello giusto. Un attimo dopo, era raggiante. «Mamma, guarda, è facile!». Dopo di che, voleva suonare il pezzo più e più volte e non voleva lasciare il piano.
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Tutti i genitori decenti vogliono fare ciò che è meglio per i loro figli. I cinesi hanno solo una idea completamente diversa di come fare. I genitori occidentali cercano di rispettare l’individualità dei propri figli, incoraggiandoli a perseguire le loro vere passioni, sostenendo le loro scelte, e fornendo loro il rinforzo positivo e un ambiente educativo. Invece i cinesi ritengono che il modo migliore per proteggere i propri figli sia di prepararli per il futuro, facendo vedere loro di che cosa sono capaci, e equipaggiandoli di competenze, abitudini di lavoro e fiducia interiore di cui nessuno potrà mai privarli.
da: AI FIGLI REGALATEGLI UN LAGER, AMY CHUA PER THE WALL STRETT JOURNAL, January 24, 2011 at 10:15 AM

Mi sembra un modello estremo ma utile come confronto con l’Italia, all’estremo opposto, per l’atteggiamento di protezione e giustificazione, in ambito familiare, ma non solo. Ricordo che una ricerca IARD di qualche anno fa metteva a confronto la diversa risposta rispetto alle difficoltà con la matemica del genitore e dell’insegnante italiano: “Non è portato/a alla matematica”, con quella del genitore e dell’insegnante cinese: “La matematica ti richiede più impegno”.
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sì
hai ragione: è un modello estremo e utile per la comparazione fra modelli di socializzazione
la questione é: cosa sta succedendo alla vecchia europa e agli stati uniti?
chi sono i perdenti sul percorso della modernizzazione?
una lettura utile è: pascal bruckner il singhiozzo dell’uomo bianco, guanda editore
grazie per i commento e buone ore
paolo
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Grande spunto per un Forum o un Blog dedicato. Bello l’accenno al contesto Confucianesimo o alla filosofia Zen. Se non ricordo male qualche indigeno dell’italico stivale si legò alla sedia un po’ di anni fa, lo studio chiede impegno. La mia attività principale mi regala il privilegio di entrare in contatto e chiaccherare con gruppi di miei simili, omogenee per età e professione/lavoro ( fino ad un 500/anno in gruppi di massimo 16 partecipanti, con i quali m’intrattengo per 2 o tre moduli di tre giornate). Un lavoro che svolgo dal 1994 in poi. Prima ero (non facevo), il Manager. Da allora a oggi noto un declino del livello di cultura di BASE, drammatico. Interagisco con i frutti dell’albero dell’ignoranza cresciuto come un Baobab, forte nel tronco e nelle radici con poche foglie e frutti.
Abbiamo cresciuto una generazione alle quali non abbiamo insegnato che il lavoro, così come lo studio richiede impegno, fatica e sudore. Dicevo ai miei figli quando hanno tentato di far capricci per non andare a scuola: al mattino mi vedi uscire per andare a lavorare, sono pagato e con i soldi che mi danno vi mando a scuola o la mamma vi compra da mangiare..Il vostro lavoro è studiare ed imparare perchè domani toccherà a voi. Detto, ripetuto e condiviso in famiglia, i capricci sono finiti. Oggi in aula trovo persone che non sanno, e non sanno fare, soprattutto i maschi tra i 25 e 30. Non sono in grado di scrivere in forma intelleggibile sia per calligrafia, sia per contenuti. Ricordate i maledetti “riassuntini”, nemmeno quelli. Ultimo la differenza nord-centro-sud. Da paese del sapere al paese del non-sapere. Nessuno sà che sapere è libertà. Ignoranza è schiavitù.
Nelle nostre scuole avete mai incontrato un insegnante diffonda questo semplice, banale concetto. E un politico nelle sue “campagne”?.
Nei paesi asiatici al colto ed al saggio è portato rispetto perchè regala esperienza. Da noi i Nonni raccontavano intorno al camino le strorie della loro vita…
Oggi c’è la televisione..
Forse una via di mezzo c’è, anche per noi, prima che arrivino i Cinesi a farcelo fare a pedate.
Omaggi a chi resta.
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caro emilio
mi fa piacere che questo “spunto” c(come ben dici) ti abbia interessato
anche in questo caso è la via di mezzo quella che va cercata.
tuttavia ormai anche psicologi avveduti dicono che l’incapacità degli adulti di far fronte alla (necessaria) aggressività degli adolescenti diventa diseducativa.
nella psicologia della nostra specie si apprende anche per contrasti, compiti, doveri. e attraverso le dissimmetrie. i padri cosiddetti morbidi lo sono anche perchè così delegano il compito educativo alle madri
comunque non ho messo in circolazione questo testo per introdurmi nel dibattito educativo. a questo ci pensino quelle famiglie che hanno desidratto e voluto investire sulla generazione (la mia coppia senza pentimenti non è fra questi) ma per sottolineare che I PERDENTI SUL LUNGO PERIODO siamo noi europei e americani.
ci siamo stracciati le vesti sui nostri sensi di colpa (colonialismo, imperialismo ecc ecc) e ora LORO ci soppianteranno e saranno poco teneri con le nostre debolezze
l’aggressività degli islamici lo testimonia
ciao e grazie per le tue annotazioni biograficche e formative
paolo ferrario
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Grazie Paolo. altro che spunto! E’ il notro futuro sul quale noi italici abbiamo disimparato ad investire, ignoranza ed il facile benessere dell’immediato dopoguerra: mi ricordo ufficiali USA ospiti in casa che mi regalano chewing-gum ci hanno liberato, vero, ci hanno impestato con modelli di vita alieni alla nostra cultura. Per loro protestanti il denaro non è mai stato sterco del diavolo,il consumismo motore di sviluppo. Se ricordi siamo passati dalla bicicletta al mosquito, quello da appiccicare alla bici, poi al guzzino, poi al galletto sostenuti nei consumi da un popul-qualunquismo e con una classe politica per la quale i principi dell’economia erano concetti astratti. Benessere improvviso piovuto dal cielo con il piano Marchall.
il mio primo vero lavoro da capo in uno stabilimento di Pontelambro dove c’erano due calandre americane “Farrell”..Cipolla nel suo “uomini,tecniche,economie” pubblicato nel 1962 (in inglese), ci da una spiegazione facile facile.
“Loro”, arriveranno e saranno poco teneri, la nostra pletora di laureati facili in discipline inutili al paese hanno poche scelte: tornare ai campi o emigrare. Roberto Vacca da alcune ricette nel suo ultimo libro.
Ho ancora un sacco di cose da imparare e fare, tra le quali utilizzare acconciamente wordpress.Sabino Aquaviva mi diceva anni fa: si passerà dalla nostalgia dell’ “io non c’ero”, a quella dell’ “io non ci sarò”, io ci sono, quanto a nostalgia debbo ancora decidere ed ho tutto il tempo per farlo: quello che mi aspetta. Poi si vedrà.
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credo che ti verranno buone una serie di “lezioni” sull’uso di wordpress che mi accingo a scrivere per muoversi insieme di stannah.
la prima puntata è qui:
http://www.muoversinsieme.it/magazine/tempo-libero/internet/3998/fatti-un-blog-esercizi-di-creativit%C3%A0-per-gli-over-60.html
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