Napolitano comandante in capo
Incredibile, il 17 marzo dell’Unità d’Italia riverbera il proprio più forte significato politico anche il giorno dopo, anche in questo 18 marzo nel quale il paese si ritrova – senza aspettarselo, diciamo la verità – sulla linea del fronte di una possibile guerra del Mediterraneo. E del resto quella giornata festiva di gloria per Giorgio Napolitano era stata a sua volta l’esito di un processo: mesi e mesi durante i quali, un pezzo alla volta, il presidente della repubblica ha dovuto assumere non nella forma ma nella sostanza l’interim di un governo sbandato, non guidato, inesistente.
Così, platealmente, tra la riunione notturna d’emergenza nei corridoi dell’Opera di Roma e il discorso al Teatro Regio di Torino, Napolitano conduce l’Italia là dove deve essere per responsabilità, logica geopolitica, interessi, vocazione storica: al fianco dell’Occidente, per sciogliere l’equivoco della permanenza di un pericoloso autocrate a fare il bello e il cattivo tempo, con il ricatto e con la violenza, in un mare che è anche nostrum.
Un passato recente di compromissione e un presente di sbalorditiva debolezza politica impediscono a Berlusconi di assolvere alle proprie funzioni. Tutto il paese lo ha constatato nelle piazze del 17 marzo, ma il bubbone esplode il 18 marzo: la maggioranza da sola non avrebbe potuto corrispondere alle richieste degli Alleati secondo il dettato della risoluzione dell’Onu.
Perché la Lega non si limita a non cantare l’inno, non alzare il tricolore, non rispettare la patria.
Si mette di traverso, conferma la vocazione antioccidentale che già la condusse a Belgrado e a Baghdad, alla corte di dittatori ormai arrivati a fine corsa.
Da oggi, anche per l’accumularsi di errori e furbizie, la posizione dell’Italia si fa più difficile e più pericolosa. Rassicura sapere che al posto di comando c’è Giorgio Napolitano. Conforta vedere tutte le opposizioni serie – Pd in testa e Idv assente (ricordarselo) – sulla linea della condivisione di sforzi e obiettivi. Ma ogni giorno, ogni evento e ogni emergenza ci confermano nell’angoscia di vivere in un paese che non ha un vero governo.

Secondo me, è l’ennesima prova del diffuso cerchiobottismo degli indigeni dell’italico stivale, dei passati ed odierni cleptocrati incapaci di pensiero strategico a lungo termine. Ricordarsi: “Con la Francia o con la Spagna purchè se magna!”. Nulla è cambiato da allora. Senza identità nazionale, senza orgoglio e con tanta paura, pronti, anche in questa occasione, a mettere a disposizione le bianche terga. Attenzione! gi invasori non vanno tanto per il sottile, basta che respiri. Consiglio nel caso unguento a base di vaselina-lidocaina per chi non è abituato/a.
Tristi momenti, difficili e complessi. Prepariamoci alle candele ed all’economia di guerra. Dall’Europa nessun aiuto, italiani brava gente, inaffidabili cialtroni.
Buona energia a tutti ed auguri a chi resta.
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sia fatta giustizia per gli assassinati di ustica
l’energia loro la stanno esprimendo (intendo le fazioni islamiche in lotta fra loro)
chi resta , temo , sarà scalzato destinato a diventare servo (che resta è la vecchia europa)
ciao emilio
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