La vera anomalia dell’Italia sta piuttosto nel fatto che i suoi giovani, il lavoro proprio non lo cercano. i giovani disoccupati in Italia non sono 1 su 3, ma 1 su 14, quindi il 7,1%. Questo il dato sul totale dei ragazzi con un età compresa tra 15 e 24 anni. Non certo il 33%

i dati presentati da Ricolfi: i giovani disoccupati in Italia non sono 1 su 3, ma 1 su 14, quindi il 7,1%. Questo il dato sul totale dei ragazzi con un età compresa tra 15 e 24 anni. Non certo il 33% con cui i giornali creano inutili allarmismi (ma in fondo è il loro lavoro – non creare allarmismi, ma fare notizia).  La vera anomalia dell’Italia sta piuttosto nel fatto che i suoi giovani, il lavoro proprio non lo cercano. Un giovane su quattro non ha lavoro e non lo cerca, ma non è nemmeno studente e non sta apprendendo un mestiere. Sono i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training), ovvero i giovani completamente inattivi: secondo i dati sono 11.731.000. Mica pochi.

Non è che il lavoro non lo trovino, quindi, ma non trovano quello che gli piace. E poi questi posti di lavoro vengono occupati dagli immigrati che arrivano in Italia e si fanno carico delle occupazioni più “umili” (termine che ha una deriva semantica quanto mai negativa, ma è figlio dell’ideologia corrente). Spesso capita che questi stranieri siano perfino “costretti” ad accettare questi lavori, perché nella nostra percezione dell’immigrato non c’è spazio per giacca e cravatta ma solo per elmetto e cazzuola (vedi Linkiesta), mentre noi pensiamo che gli unici lavori degni di status siano quelli intellettuali.

da Un nuovo patto tra padri e figli.

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