di Eleonora Gnan
Il lavoro, definito come luogo in cui si sostanziano le identità individuali, costituisce un elemento cruciale nei processi di definizione della mascolinità e della femminilità. La marcata femminilizzazione è, fin dalle origini, un dato fondativo della professione di assistente sociale. Tuttavia, i recenti mutamenti socio-economici e famigliari hanno prodotto un profondo cambiamento delle definizioni di maschilità e di femminilità, tanto che all’interno della forza lavoro i confini tradizionali tra occupazioni femminili e maschili iniziano a vacillare.
Nella società fordista, il binomio donna-riproduzione è stato contrapposto a quello uomo-produzione, questa dicotomia è fortemente intrecciata allo stereotipo della forza, della razionalità e della superiorità fisica dell’uomo, e della vocazione delle donne per i ruoli domestici, affettivi, di cura e di ascolto. A partire dagli anni Settanta, tuttavia, si inizia a parlare di «crisi del maschio» in quanto i mutamenti famigliari, sociali e culturali di quel periodo hanno prodotto una…
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