Tradizionalmente ai margini del dibattito politico, negli ultimi tempi gli schemi di reddito minimo hanno trovato uno spazio sempre maggiore nei programmi e nelle proposte dei partiti politici, e sono divenuti oggetto di discussioni sempre più accese. A questa maggior centralità ha fatto seguito l’approvazione di nuove misure, a livello nazionale come a livello locale.
Più nota è l’evoluzione recente a livello nazionale. All’introduzione a livello sperimentale in 12 Comuni della “Nuova Social Card” ha fatto seguito prima, il passaggio al Sostegno all’Inclusione Attiva e la sua estensione sull’intero territorio nazionale, e successivamente l’approvazione del Reddito di Inclusione (REI), che per la prima volta dota l’Italia di uno strumento strutturale di contrasto alla povertà. Ognuno di questi passaggi è stato caratterizzato dall’introduzione di modifiche significative all’impianto normativo, senza che – neppure con le recenti modifiche contenute nella bozza della legge di bilancio (Art. 25) – siano del tutte risolte le problematiche che hanno indotto a parlare del Rei come di un “reddito… troppo minimo” (Saraceno 2017),caratterizzato da scarsa generosità, bassa copertura, limite massimo di durata e importanti vincoli nella possibilità di scelta dei beneficiari su come utilizzare la componente monetaria del Rei.
In contemporanea all’intervento nazionale – alle volte precedendolo, più spesso in contiguità con l’introduzione del SIA – sono numerose le regioni che hanno introdotto schemi regionali di contrasto alla povertà (Benassi 2016, Natili et al. 2017). Si tratta del
Friuli Venezia Giulia (legge regionale 15/2015),
dell’Emilia Romagna (legge regionale 24/2016),
del Molise (legge regionale 9/2015), della Puglia (legge regionale 3/2016),
della Sardegna (legge regionale 7/2014), cui si aggiungono le proposte di legge in discussione nelle Marche e in Toscana e le modifiche introdotte alle esperienze di più lungo corso in
Basilicata (legge regionale 26/2014),
in Valle d’Aosta (legge regionale 18/2015) e nelle Provincia Autonoma di Trento.
I programmi regionali sono molto diversi, sia tra di loro, che rispetto al programma nazionale, in tutte le dimensioni più importanti:
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