“Lungo la storia dell’Occidente varieranno i rimedi, ma rimarrà costante sia l’essenza del dolore, sia la volontà di trovare rimedio al dolore”, EMANUELE SEVERINO, Il giogo, Adelphi editore, 1989
SCRAMAGLIA ROSANTONIETTA, ALBERONI FRANCESCO. La vita dello studioso dei movimenti collettivi e dei processi amorosi, edizioni Leima, 2017, p. 580. Indice del libro
ricevo una lettera: Grazie!
E’ stato il prof con cui mi sono laureata…
Ricordo il clima “tumultuoso” e controverso che lo circondava.
Aveva accettato la mia tesi (sostanzialmente di psicosociologia) su brefotrofi/abbandono minori/progetto legge sull’adozione speciale, dicendomi “Se fa tutto da sola”. E così fu. Poi in sede di discussione elogiò la mia “passione” per il tema e difese molto calorosamente il mio punto di vista nei confronti di chi mi aveva domandato: “ma lei, signorina, al legame di sangue non ha pensato?” (***, diritto pubblico) .
Con gli studenti a volte sapeva essere un po’ indisponente, un po’ troppo gigionesco, almeno per i tempi di allora. Certamente non odioso come Gianfranco Miglio (tuo conterraneo) – allora preside di Facoltà – che ti obbligava a fare su quattro complementari (che avresti potuto scegliere creandoti un a specie di “indirizzo”) due dei suoi insegnamenti per farti comperare le dispense…. E se tentavi di fare una domanda alle sue lezioni ti gelava dicendo che eri venuta all’università per ascoltare e non per parlare.
Insomma un bel po’ di ricordi.
***
—————————————
rispondo:
MA CHE BELLO IL TUO RICORDO !!!
pensa che non sapevo nel modo più assoluto di questa tua esperienza con Alberoni
anche in questo le nostre vite si sono intrecciate:
Alberoni è stato il preside di sociologia a Trento, proprio quando io mi iscritti a quella università
ho ricordi vividi della sua interazione con gli stronzi del sessantotto (molti dei quali diedero vita poi al terrorismo assassino delle brigate rosse )
interagiva
creava situazioni di compromesso con la loro prepotenza e invadenza
ma soprattutto portò a Trento professori come Tullio Aymone, con cui feci la tesi anni dopo proprio sui servizi sanitari (di fatto fu la mia iniziazione alle politiche sociali)
come Carlo Tullio Altan , il mio “maestro più maestro” (gli ho dedicato questo ricordo sul suo lavoro antropologico: https://mappeser.com/2013/03/26/carlo-tullio-altan-1916-2005-una-ricostruzione-dei-passaggi-chiave-della-sua-ricerca-schedavideo-di-paolo-ferrario/)
come Franco Fornari che chiedeva per il suo esame di psicologia la lettura di tutto il trattato di Musatti e che mi diede trenta e lode: pensa che ricordo ancora i momenti dell’esame!
ma anche Silvia Bonino
e Gianfranco Albertelli che fu il contatto per arrivare all’Ensiss di via Ruffini
insomma: se nella vita occorre “seminare ” e “lasciar traccia”, di certo FRANCESCO ALBERONI ha segnato l’epoca del secondo novecento e la biografia di Scramaglia gli rende i meriti che ha avuto e che vanno tramandati alla storia
userei per Alberoni il concetto di “gratitudine” così come lo intende Duccio Demetrio. Gli devo gratitudine e lo dico: infatti la gratitudine va detta, va ribadita, va approfondita
e a proposito ancora di gratitudine: ho in mente di fare in questa primavera un giro milanese nel quale farò un servizio fotografico sui LUOGHI che hanno segnato la mia biografia di formatore: Via Ruffini; Via Daverio; Via Pace, Via D’Annunzio, Via Piceno, alcune aule della Università di Milano Bicocca
e naturalmente riceverai il video che costruirò . Appunto per gratitudine a quello che ho avuto dalla città di Milano e ad alcuni suoi “abitatori”
grazie per avermi fatto rievocare questi pezzi del mio passato relativo alla fine degli anni ’60 e primi del ’70
Paolo Ferrario, 7 aprile 2018
L’ha ribloggato su Tracce e Sentieri.
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ricevo una lettera: Grazie!
E’ stato il prof con cui mi sono laureata…
Ricordo il clima “tumultuoso” e controverso che lo circondava.
Aveva accettato la mia tesi (sostanzialmente di psicosociologia) su brefotrofi/abbandono minori/progetto legge sull’adozione speciale, dicendomi “Se fa tutto da sola”. E così fu. Poi in sede di discussione elogiò la mia “passione” per il tema e difese molto calorosamente il mio punto di vista nei confronti di chi mi aveva domandato: “ma lei, signorina, al legame di sangue non ha pensato?” (***, diritto pubblico) .
Con gli studenti a volte sapeva essere un po’ indisponente, un po’ troppo gigionesco, almeno per i tempi di allora. Certamente non odioso come Gianfranco Miglio (tuo conterraneo) – allora preside di Facoltà – che ti obbligava a fare su quattro complementari (che avresti potuto scegliere creandoti un a specie di “indirizzo”) due dei suoi insegnamenti per farti comperare le dispense…. E se tentavi di fare una domanda alle sue lezioni ti gelava dicendo che eri venuta all’università per ascoltare e non per parlare.
Insomma un bel po’ di ricordi.
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rispondo:
MA CHE BELLO IL TUO RICORDO !!!
pensa che non sapevo nel modo più assoluto di questa tua esperienza con Alberoni
anche in questo le nostre vite si sono intrecciate:
Alberoni è stato il preside di sociologia a Trento, proprio quando io mi iscritti a quella università
ho ricordi vividi della sua interazione con gli stronzi del sessantotto (molti dei quali diedero vita poi al terrorismo assassino delle brigate rosse )
interagiva
creava situazioni di compromesso con la loro prepotenza e invadenza
ma soprattutto portò a Trento professori come Tullio Aymone, con cui feci la tesi anni dopo proprio sui servizi sanitari (di fatto fu la mia iniziazione alle politiche sociali)
come Carlo Tullio Altan , il mio “maestro più maestro” (gli ho dedicato questo ricordo sul suo lavoro antropologico: https://mappeser.com/2013/03/26/carlo-tullio-altan-1916-2005-una-ricostruzione-dei-passaggi-chiave-della-sua-ricerca-schedavideo-di-paolo-ferrario/)
come Franco Fornari che chiedeva per il suo esame di psicologia la lettura di tutto il trattato di Musatti e che mi diede trenta e lode: pensa che ricordo ancora i momenti dell’esame!
ma anche Silvia Bonino
e Gianfranco Albertelli che fu il contatto per arrivare all’Ensiss di via Ruffini
insomma: se nella vita occorre “seminare ” e “lasciar traccia”, di certo FRANCESCO ALBERONI ha segnato l’epoca del secondo novecento e la biografia di Scramaglia gli rende i meriti che ha avuto e che vanno tramandati alla storia
userei per Alberoni il concetto di “gratitudine” così come lo intende Duccio Demetrio. Gli devo gratitudine e lo dico: infatti la gratitudine va detta, va ribadita, va approfondita
e a proposito ancora di gratitudine: ho in mente di fare in questa primavera un giro milanese nel quale farò un servizio fotografico sui LUOGHI che hanno segnato la mia biografia di formatore: Via Ruffini; Via Daverio; Via Pace, Via D’Annunzio, Via Piceno, alcune aule della Università di Milano Bicocca
e naturalmente riceverai il video che costruirò . Appunto per gratitudine a quello che ho avuto dalla città di Milano e ad alcuni suoi “abitatori”
grazie per avermi fatto rievocare questi pezzi del mio passato relativo alla fine degli anni ’60 e primi del ’70
Paolo Ferrario, 7 aprile 2018
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