L’arresto per mafia del radicale Nicosia
I boss più vicini al superlatitante Matteo Messina Denaro potevano contare su un insospettabile collaboratore parlamentare, esponente dei Radicali italiani. Si tratta di Antonello Nicosia, 48 anni, originario di Sciacca, arrestato ieri all’alba con l’accusa di associazione mafiosa insieme ad altre quattro persone. Più volte Nicosia ha accompagnato la deputata Pina Occhionero, ex di Liberi e Uguali e ora di Italia Viva, in alcune ispezioni all’interno delle carceri siciliane. Durante quelle visite i boss avrebbero affidato all’assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all’esterno. La deputata non è indagata perché Nicosia avrebbe agito a sua insaputa.
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«Nicosia aveva una doppia vita: in tv parlava di legalità e diritti dei detenuti, le microspie lo hanno invece sorpreso mentre insultava il giudice Falcone: “È stato un incidente sul lavoro”, sbottava mentre arrivava all’aeroporto di Palermo, dedicato ai magistrati uccisi nel 1992: “All’aeroporto bisogna cambiare il nome… Non va bene Falcone e Borsellino… Perché dobbiamo arriminare (girare, ndr) sempre la stessa merda”. Messina Denaro lo chiamava invece “il primo ministro”. Le indagini hanno sorpreso Nicosia mentre partecipava a un summit con un fidato del superlatitante, nel febbraio scorso, a Porto Empedocle: parlavano di una somma di denaro da far arrivare a Messina Denaro. Per la procura, “era pienamente inserito nell’associazione mafiosa”» [Palazzolo, Rep].
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Ogni mese Nicosia, ossessionato dal timore d’essere intercettato, cambiava automobile [Sta.].
via Anteprima – La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti