I due presidenti appaiono sorridenti mentre si danno la mano e inaugurano
il Turkstream, il gasdotto che rifornirà l’Europa di gas russo, passando dalla Turchia. Hanno festeggiato, ma soprattutto parlato a lungo. L’accordo russo-turco sulla Libia prevede un cessate-il-fuoco a partire dal 12 gennaio e, anche se il suo esito è tutt’altro che scontato, costituisce un primo passo concreto in direzione della pace. Vladimir Putin e Recep Tayyep Erdogan sembrano
aver messo da parte le divergenze e puntano ad imporre una pax nel mediterraneo occidentale sulla falsariga di quella negoziata per l’altro fronte caldo in cui i due paesi si trovano prima linea: la Siria. Allo stesso modo Istanbul e Mosca punterebbero a dividere il paese nordafricano in zone di influenza, garantendosi
un accesso privilegiato per lo sfruttamento del ricco sottosuolo libico. L’asse Mosca-Ankara, oltre a mettere ai margini Europa e Stati Uniti – fortemente criticati per
l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, “un’azione che mina la sicurezza nella regione” – rischia di rafforzare il peso delle due potenze nel Mediterraneo