«Ma voi in Europa sapevate che Qassem Soleimani è stato direttamente coinvolto nel rapimento di oltre 12.000 iracheni? Di loro dal 2015 non si hanno notizie e quasi. Si tratta per lo più di giovani sunniti che tra il 2014 e il 2015 fuggivano verso sud da Mosul. All’inizio nella regione di Nassiriya si parlò di almeno 5.000 desaparecidos. Il gruppo Kataeb Hezbollah, comandato da quello stesso Abu Mahdi al-Mohandis ucciso dagli americani assieme a Soleimani, massacrò poi altri 900 in fuga dalla zona di Saqlawie. La cifra di 12.000 morti è la sommatoria dei desaparecidos in più località. Ma i nostri governi sono troppo deboli per condannare o aprire inchieste. E questo è un altro segnale di quanto gli apparati dello Stato iracheno siano già nelle mani degli iraniani. Teheran ci ha spodestati della nostra sovranità nazionale. Premesso che nell’Islam la morte di ogni individuo va sempre rispettata, tengo a ricordare che Soleimani ha a sua volta provocato la morte violenta di centinaia di migliaia di civili innocenti. È stato l’architetto della repressione in difesa del regime di Bashar Assad in Siria, che dal 2011 è costata almeno mezzo milione di morti oltre a 12 milioni tra profughi e sfollati, orchestrava la guerra in Yemen, era stato tra i massimi fautori dell’apparato militare di Hezbollah in Libano. In Iraq le conseguenze del suo operato sono state gravissime. Soleimani ha personalmente ordinato ai cecchini delle milizie sciite addestrate dagli iraniani di fare fuoco contro i giovani di piazza Tahrir. In tre mesi registriamo 600 morti e 22.000 feriti. L’Iran controlla ormai i gangli vitali dello Stato iracheno» [Ahmed al Mutlak, 72 anni, due figli uccisi dall’Isis, segretario generale del partito Negoziato e Cambiamento, a Lorenzo Cremonesi, CdS].