107 le aree vaste esistenti attualmente in Italia.
76 province delle regioni ordinarie, 14 città metropolitane, 6 liberi consorzi in Sicilia, 4 province in Sardegna, 4 ripartizioni in del Friuli Venezia Giulia. In Valle d’Aosta e e Trentino Alto Adige (come in passato) le funzioni provinciali sono svolte rispettivamente dalla regione e dalle 2 province autonome di Trento e Bolzano. Vedi l’andamento del numero di province dagli anni ’90.
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100.942 i grandi elettori delle province.
i cittadini non votano più direttamente ma sono sindaci e consiglieri comunali che scelgono chi fra loro sarà consigliere provinciale e presidente di provincia. Leggi “gli effetti sulla politica locale”.
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-5 miliardi di euro i trasferimenti statali tagliati ogni anno.
Ciò ha portato ad una riduzione dei servizi e soprattutto negli investimenti (ad esempio infrastrutture di trasporto -65%). Anno dopo anno infatti si sono stratificati sempre ulteriori e maggiori decurtazioni ai danni delle province. Vedi “l’impatto delle leggi negli ultimi anni”.
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5.179 gli edifici scolastici in gestione alle ex province.
Il 41,2% si trova in zona a rischio sismico. Si tratta di fornire spazi e servizi adeguati per 2,6 milioni di studenti. Evidente il collegamento fra le difficoltà infrastrutturali della scuola e la riduzione così marcata di risorse. Leggi “servizi fondamentali nell’incertezza delle risorse”.
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+1.000 enti nati per aiutare i comuni nella cogestione dei servizi.
Ci sono 550 unioni di comuni, poi comunità montane e di bacino, consorzi e altro. Dieci anni di campagna per abolire un centinaio di province ha prodotto un numero di enti dieci volte maggiore. Il caos istituzionale. Leggi “la semplificazione mancata di un sistema sempre più complesso”.