Sulla copertina del numero di Charlie Hebdo uscito ieri c’è una vignetta che ritrae Recep Tayyip Erdoğan sprofondato in poltrona in maglietta e mutande, con la pancia di fuori e una lattina in mano, mentre solleva il velo di una donna musulmana, lasciandole scoperto il fondoschiena, ed esclama: «Ouuuh! Il Profeta!». Il disegno è firmato Alice. Parlando alla nazione in un discorso televisivo, Erdoğan ha commentato così: «Non ho bisogno di dire nulla sulle canaglie che hanno insultato il mio amato Profeta. Sappiamo che l’obiettivo non siamo noi personalmente, ma i valori che difendiamo. La mia rabbia è che la rivista sia fonte di mancanza di rispetto per il nostro Profeta». La procura generale di Ankara ha aperto un’inchiesta. La vignetta arriva al culmine dello scontro tra Erdoğan ed Emmanuel Macron sul rapporto fra religione e Stato, libertà di espressione e futuro dell’Islam in Europa, scontro scoppiato dopo l’assassinio, il 16 ottobre, del professore di storia francese Samuel Paty, decapitato da un islamista ceceno poco fuori Parigi.
«A soffiare sulla tempesta, da Oriente, è chi vede nel passaggio drammatico del nostro Paese, in quello della Francia e della Germania, l’opportunità di far saltare il banco dell’Unione. A Dacca, pochi giorni fa, epicentro asiatico del Covid, 40 mila islamisti hanno risposto in piazza alla chiamata di Erdoğan contro Macron. In una prova generale di chi vede l’emergenza sanitaria del vecchio continente come l’occasione per riaccendere la mai sopita questione religiosa tra Islam e Occidente. Si sono rimessi al lavoro sulla rete anche i proxy della Russia di Putin che, da giorni, hanno cominciato a intossicare i social con le parole d’ordine del negazionismo europeo. Denunciando la “dittatura sanitaria” e indicando in Mattarella non il garante della nostra unità costituzionale, ma il vertice politico-militare di una sorta di golpe in nome dell’emergenza. Agitando ogni sorta di fantasma capace di aggregare quel grumo di populismo, fascismi, millenarismi, che è il cancro che minaccia le democrazie europee» [Bonini, Rep].
