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Gli argomenti postmoderni dei filosofi contro il green pass non tengono conto delle procedure della democrazia e del dovere di rispettare l’altro. Per sottrarsi all’insidiosa invocazione di uno stato etico non bisogna “eticizzare” il vaccino o la certificazione verde, che è “solo” un foglio che ci fa campare meglio e ci tutela di più
- Per Giorgio Agamben e Massimo Cacciari il green pass è considerato alla stregua di una pratica discriminatoria, simile ai tracciamenti adottati in Cina e ai passaporti interni in uso in Unione Sovietica.
- È arduo però sostenere che i meccanismi di una liberaldemocrazia possano essere associati al decisionismo autoritario di un regime totalitario. La democrazia si esprime proprio attraverso un sistema di procedure che consentono l’esercizio di una libertà rispettosa dell’altro.
- Ha ragione Gennaro Carillo, quando sottolinea che non bisogna “eticizzare” il vaccino o il green pass, rischiando di evocare i fantasmi dello stato etico. Per sottrarsi a queste insidie, il green pass deve allora essere considerato come «un foglio che ci fa campare meglio e ci tutela di più».
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