Il redditometro riparte da famiglia e spese – Il Sole 24 ORE

fra gli obiettivi del nuovo redditometro, presentato ieri dall’agenzia delle Entrate a professionisti e categorie produttive (che conferma in linee generali le anticipazioni del Sole 24 Ore del 14 e 15 maggio scorso), c’è quello di mettere sotto la lente tutti i contribuenti: e nel 2009 sono stati in tutto 41,8 milioni i modelli Unico, 730 e 770 presentati. Il redditometro, una volta perfezionato sarà messo a disposizione dei contribuenti, per confrontare se il proprio reddito è in regola con quanto il fisco può – partendo da dati reali e con un forte “impatto” anche emotivo sui giudici – verosimilmente dimostrare. E magari adeguarsi, dichiarando il “giusto”.

Il nuovo redditometro misurerà il reddito degli italiani a partire dalle spese, pesandone l’impatto a seconda della composizione del nucleo familiare, e terrà conto anche della collocazione geografica, considerando, oltre alle macroaree del paese (nord, centro, sud, isole), anche la tipologia del comune di residenza. Come hanno osservato alcuni dei partecipanti all’incontro: «Il campionamento che ci è stato mostrato si fonda sulla famiglia tradizionale, ma la realtà è ormai molto diversa, vanno considerate le famiglie di fatto che cambiano di molto la situazione».

A partire dalle spese, dunque, si ricostruirà il reddito presunto del contribuente. Come avviene già oggi, ma costruendo una regressione che faccia interagire le diverse tipologie di spese degli italiani (aggiornate con tutta una serie di nuovi elementi, si veda la scheda in alto). E se in passato fu necessario fare un modello di dichiarazione che fu dichiarato “lunare”, che peraltro ebbe vita breve, oggi i dati il fisco li ha già tutti a disposizione. Un esempio citato nell’incontro è quello dell’acquisto delle auto. Circa 97mila soggetti – su un campione di 800mila famiglie osservate – hanno acquistato nel 2007 auto che costavano circa il doppio del reddito dichiarato. E tra questi circa un 15% sarebbe rappresentato da lavoratori dipendenti, un 25% da titolari di redditi d’impresa e circa un 40% da autonomi. Poi ci sono i titolari di redditi diversi che, in parte, hanno dichiarato anche altri redditi tra quelli prima enunciati.

Il fisco aveva già la capacità di incrociare questi dati, ma il nuovo redditometro permetterà anche ai contribuenti di valutare la propria situazione. Uno degli elementi di novità del redditometro, dunque, è la scommessa sulla capacità di orientare i contribuenti in fase di dichiarazione e non solo i controlli del fisco.
Nessun automatismo ha poi assicurato ai rappresentanti di professionisti e contribuenti il direttore Accertamento dell’agenzia delle Entrate, Luigi Magistro, che ha dato garanzie sul contraddittorio. Ma i rappresentanti di professionisti e categorie hanno concordemente sottolineato che ciò potrà avvenire solo se sarà modificata adeguatamente la normativa attuale sul redditometro.

Per i commercialisti, Roberto D’Imperio, conferma: «Siamo sempre d’accordo se si tratta di lotta all’evasione. Però occorre mettere nelle condizioni di potersi difendere anche coloro che difendono i contribuenti onesti. E sarà importante che si crei un modo omogeneo di lavoro tra i diversi uffici». «Bene il superamento di parametri ormai vecchi – commenta Pietro Panzetta, dei consulenti del lavoro –, ma occorrerà essere attenti nella ripartizione di questo reddito in capo ai contribuenti».

Sul carattere interlocutorio di questa prima presentazione del redditometro si sono soffermati molti partecipanti. Andrea Trevisani, di Confartigianato, afferma: «Occorrerà vedere la sperimentazione di questo modello e come si passerà dal consumo familiare al reddito del singolo contribuente». E Antonio Vento di Confcommercio ricorda: «Abbiamo chiesto di essere coinvolti nelle fasi successive e di poterci confrontare sui risultati. In ogni caso occorrerà uno strumento semplice e direttamente comprensibile dai contribuenti». Posizione confermata da Beniamino Pisano di Casartigiani, per il quale, occorrerà tener conto anche dell’esperienza degli studi di settore. E su questo filone, Claudio Carpentieri di Cna, spiega: «Un soggetto congruo agli studi di settore e non in regola con il redditometro, come sarà trattato? Andrebbero certamente privilegiati gli studi che sono un elemento concordato e in cui il contribuente può più facilmente riconoscersi».

19 maggio 2010

Il redditometro riparte da famiglia e spese – Il Sole 24 ORE

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