Federalismo fiscale, ultimatum della Lega Nord, Notizie politica, Ultime Notizie

Ieri il ministro Calderoli ha diffuso una nota che suona come un ultimatum a Tremonti: vanno anticipati a giugno i decreti delegati più importanti. Non solo «il decreto sull’autonomia impositiva degli enti locali», ma anche quello «sui costi e i fabbisogni standard». La Lega vuole insomma la prova da Berlusconi e dal ministro dell’Economia che il federalismo fiscale resta una priorità politica del governo, pure nel contesto della crisi. Tra le righe della nota di Calderoli, tuttavia, si capisce che la Lega è ormai rassegnata ad un differimento dei tempi. È come se dicesse: si attui pure il federalismo fra qualche anno, quando la buriana sarà passata, purché si fissino subito norme e criteri.Del resto le obiezioni formulate dal governatore Formigoni, e soprattutto dal suo assessore al Bilancio Colozzi, non erano soltanto una generica protesta contro i tagli alle Regioni. Per quei tagli tutti i governatori hanno detto che la manovra è «insostenibile» (e hanno rieletto Errani come presidente della loro Conferenza dandogli il mandato di trattare con il governo con la massima durezza).I tecnici della Lombardia però sono andati oltre, elaborando i dati della manovra (secondo le prime anticipazioni del Tesoro) e dimostrando che la base stessa del federalismo fiscale viene quasi completamente erosa. Ecco la dimostrazione: la legge delega definisce due comparti. Il primo, il più grande, comprende sanità, assistenza, istruzione. Qui è prevista la definizione dei «costi standard». Ma, siccome le prestazioni fornite riguardano diritti fondamentali, sarà obbligatoria la perequazione al 100%. Vuol dire che il costo sarà uguale in Calabria come in Emilia (ed è già stabilito che il plafond complessivo resta invariato). Il vero federalismo fiscale, nel senso della maggiore libertà e competizione tra le Regioni, si eserciterà dunque nel secondo comparto, quello delle politiche di sviluppo, dei trasporti, del turismo. In questo caso la perequazione sarà al 70-80%. Ma i 4,5 miliardi che la manovra sottrae alle Regioni vengono presi tutti da questi capitoli. Nel 2012, sostiene l’assessore lombardo Colozzi, resterà meno di un miliardo come badget globale per le Regioni. Quindi, per il federalismo fiscale è il de profundis.Calderoli ieri ha replicato: non è vero, in un articolo della manovra è scritto che i trasferimenti per realizzare l’autonomia impositiva delle Regioni «non dovranno tenere conto del taglio previsto dal decreto-legge». «Altrimenti la Lega non avrebbe mai dato il via libera alla manovra». Ma perché vengano reintegrati quei fondi oggi pesantemente tagliati bisognerà comunque aspettare qualche anno, quantomeno il 2013. Emerge qui la rassegnazione per il rinvio inevitabile. Che Calderoli condisce con un po’ di risentimento verso gli alleati: «Certo, i tagli lineari non aiutano perché penalizzano le realtà più virtuose». Ora la speranza leghista è che proprio i tagli a Regioni e Comuni spingano il Nord a chiedere di nuovo con forza il federalismo.Dopo aver lanciato l’allarme Formigoni ha detto ieri: «Calderoli ci ha dato ragione». Ma Maroni gli ha risposto: «Non sono d’accordo con Formigoni. I tagli sono indispensabili, ma la manovra può essere uno stimolo da utilizzare per il federalismo». Berlusconi ha provato a rassicurare l’alleato, in pubblico e in privato: «La crisi non rallenterà l’iter del federalismo fiscale». Ma per il Pd – parole di D’Alema e di Chiamparino – il governo «sul federalismo fa solo propaganda». di Claudio Sardo Il MessaggeroLa legge delega sul federalismo fiscale è la numero 42. Il Parlamento l’ha approvata l’anno scorso e da poco è stato varato il primo decreto delegato, sul federalismo demaniale. Ma sono ancora numerosi i decreti delegati in divenire, e tra questi ci sono i più importanti: sulla ripartizione dei tributi, sui costi standard dei servizi essenziali, sulla perequazione delle risorse nei campi diversi dalla sanità e dall’istruzione.La manovra economica per il 2011 e il 2012 ha un incidenza indiretta, ma tutt’altro che marginale, sull’esercizio delle deleghe in tema di federalismo. I tagli ai bilanci delle Regioni infatti, oltre che penalizzare le attività correnti, modificano il badget complessivo sul quale calcolare i futuri trasferimenti. E, secondo i calcoli dei tecnici della Lombardia, il bagdet per i capitoli di spesa esterni alla sanità viene praticamente azzerato nel 2012.Gli effetti. Secondo i governatori il federalismo fiscale viene così svuotato. Resta aperta solo la gestione della sanità, pur in un contesto di forti sacrifici. Calderoli però ieri ha contestato questa interpretazione. Ha detto che nella manovra c’è una norma che consentirà di costruire le deleghe sul federalismo confermando il vecchio badget (come se i tagli non esistessero). Vuol dire che la Lega confida di rientegrare i fondi a partire dal 2013.

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Un commento

  1. La manovra deve farsi ad ogni costo. Formigoni non può pretendere quello che vuole anche a costo di sfasciare il paese. Questo è un momento difficile che va gestito con maggior centralismo e minor autonmismo, come mi pare anche Bossi e Maroni ritengano più opportuno. IL Formigoni vuol fare senpre il primo della classe : l’uscita di Formigoni comunque è tutta politica nel senso che vuol mettere in difficoltà Tremonti e la Lega. Spero che questo gioco non gli riesca,fidando nella saggezza di Bossi, nella caparbietà di Tremonti e nella responsabilità di Berlusconi. La manovra così comè ci consente di mantenere il ratig di credito, altrimenti se cambia anche solo di un centesimo rischiamo il casio Gracia.
    Pertanto, una buona volta le corporazioni istituzionali e professionali di questo disgraziato paese facciano un passo indietro!

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