Il secondo piano – forse quello piú interessante e, da un certo punto di vista, più sconvolgente – è dedicato al corpo umano e alle sue malattie. Il nucleo centrale di questa sezione è rappresentata dalla sala con i “preparati” di Rudolf Virchow, grande medico della Charité vissuto nel diciannovesimo secolo. Qui, esposti in numerose vetrine e amorevolmente conservati, ci sono organi e pezzi di organi umani. Sani, ma soprattutto malati, visto che questa raccolta nasce come “museo di patologia”. Le teche raccolgono gli organi in base alle principali funzioni: respiratoria, digestiva, sistema circolatorio, e ogni teca si concentra su una malattia specifica e sulle conseguenze che produce sugli organi principalmente colpiti. Non vorrei entrare nei dettagli, ma giusto per accennare ci sono tumori alla prostata, cirrosi epatiche, ulcere gastriche e via discorrendo. Una delle ultime teche è invece riservata alla riproduzione e a tutto quello che può andare storto: in formalina sono conservati non soltanto feti, ma anche neonati morti appena dopo la nascita o nati direttamente morti. Non ci si pensa mai, ma a vedere tutto ciò si ha da un lato la sensazione che il corpo umano sia una macchina incredibilmente perfetta e raffinata, ma che dall’altro – come ogni altra macchina – è soggetta a una quantità sconfinata di possibili errori di funzionamento (chi penserebbe, per esempio, a cuori che si sviluppano in sacche extra-toraciche, a cervelli senza scatole craniche o a individui cui mancano letteralmente tutti gli organi della parte inferiore del corpo?). Da questa rassegna il visitatore esce con un senso di malessere e fastidio fisici, ma anche, paradossalmente, con una sorta di rinnovata voglia di vivere e di ringraziare la fortuna che ha avuto fino a quel momento.
leggi l’intero articolo qui:
cadavrexquis: La Charité e il museo della storia della medicina.