I libri di psichiatria sono tutti molto voluminosi, molto difficili da capire e molto cari: insomma sono destinati a un pubblico molto selezionato. La malattia di mente o, almeno, i meccanismi psicologici che la sottendono sono, al contrario, esperienze molto vicine a tutti. Questo è uno dei motivi per cui ha un senso un manuale di psichiatria sintetico, comprensibile e a un prezzo accessibile.
Ma ce n’è almeno un altro. Ci sono tanti modi di vivere, tanti modi di fare il matto e altrettanti di fare lo psichiatra. Nel reparto in cui lavoro, presso l’Azienda Ospedaliera di Mantova, da anni portiamo avanti l’idea che “i numeri di chi dà i numeri” siano davvero straordinari. A ciò consegue una grande attenzione per quello che il malato dice, scrive, disegna o semplicemente fa, convinti che è proprio questo l’aspetto più interessante del nostro lavoro. Le frasi che precedono ogni capitolo del libro e che forniscono lo spunto alle pagine “diretta… mente” sono state, per lo più, pronunciate da pazienti ricoverati e sono testimonianze dirette della sofferenza, ma anche della genialità e ricchezza comunicativa del malato di mente. Probabilmente è possibile coglierle proprio perché il “microclima” del reparto è specifico, le porte sono aperte e da molti anni non vengono più usati mezzi di contenzione meccanica. Per arrivare ad ascoltare, a non rinchiudere e a non legare (comportamenti all’apparenza semplici, ma abbastanza eccezionali in psichiatria) si è dovuto prima di tutto superare le nostre stesse chiusure, i nostri stessi silenzi, le nostre stesse contenzioni interne di persone più o meno normali. Il Piccolo psichiatra è allora anche il diario di un’esperienza di rapporto col folle, con la follia e con la nostra stessa follia alla ricerca di un’altra occasione per ascoltare, per non rinchiuderci e non “legarci” più con nessuna corda, ma, se mai, soltanto coi nostri sentimenti. Ai pazienti che hanno fornito il materiale di questo libro ho assegnato nomi di astri, di pianeti, di costellazioni, insomma di oggetti che stanno nel cielo: i matti sembrano spesso molto distanti da noi, ma anche tanto misteriosi quanto fascinosi. Un po’ come le stelle. Enrico Baraldi |