
“A noi Schettino. A voi Auschwitz”
Con questo provocatorio titolo è uscito ieri, nella Giornata della Memoria, Il Giornale. L’editoriale del direttore Sallusti è bene, poi, citarlo letteralmente:
“È vero, noi italiani alla Schettino abbiamo sulla coscienza una trentina di passeggeri della nave, quelli della razza di Jan Fleischauer, di passeggeri ne hanno ammazzati sei milioni. Erano gli ebrei trasportati via treno fino ai campi di sterminio. E nessuno della razza superiore tedesca ha tentato di salvarne uno … Per la loro bravura e superiorità hanno fatto scoppiare due guerre mondiali che per due volte hanno distrutto l’Europa … Questi tedeschi sono ancora oggi arroganti e pericolosi per l’Europa. Se Dio vuole non tuonano più i cannoni, ma l’arma della moneta non è meno pericolosa. Per questo non dobbiamo vergognarci. Noi avremmo pure uno Schettino, ma a loro Auschwitz non gliela toglierà mai nessuno.”
L’editoriale di Sallusti è una risposta all’articolo di Jan Fleischhauer, columnist dello Spiegel Online, che recentemente ha attaccato l’Italia e gli italiani definendoli, con disprezzo, tutti quanti degli Schettino. Se il tono delle parole di Sallusti era inutilmente esagerato, più diplomatico non è stato certamente il giornalista tedesco, che anche è bene citare letteralmente:
“Mano sul cuore, ma vi sorprendete che il capitano fosse un italiano? Vi potete immaginare che manovre del genere e poi l’abbandono della nave vengano decise da un capitano tedesco o britannico? … Conosciamo tipi del genere dalle vacanze al mare, maschi bravi con grandi gesti, capaci di parlare con le dita e con le mani, in principio gente incapace di fare del male, ma bisognerebbe tenerli lontani da macchinari pesanti e sensibili, com’è evidente.”
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