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l’esperienza del governo Monti ha ridimensionato la frattura pro-antiberlusconiana. (Anche perché Berlusconi, per ora, se ne sta sullo sfondo.) Ma sta delineando una nuova frattura, o meglio, “distinzione”. Pro-antimontiana. Che sta indebolendo i partiti maggiori a favore degli alleati di ieri – oggi all’opposizione. Peraltro, incapaci, da soli, di costruire una vera alternativa.
Da ciò la tentazione del Pd e del Pdl: difendersi dalla concorrenza degli alleati – oggi all’opposizione – con una legge elettorale che renda loro difficile correre da soli. Tuttavia, se i partiti – di maggioranza e opposizione – non dessero soluzione al loro deficit di rappresentanza sociale e di leadership, difficilmente potrebbero – potranno – riprendere la guida del Paese. Andare oltre l’emergenza.
Soprattutto se il governo Monti ottenesse i risultati sperati, dal punto di vista economico e istituzionale. Se svelenisse davvero il clima sociale e d’opinione. Allora fra un anno diverrebbe un “soggetto politico” forte. E potrebbe coltivare l’idea di proseguire l’esperienza “in proprio”. Oppure, qualcun altro potrebbe occuparne lo spazio, raccoglierne l’eredità. Tecnica ed extra-politica. Cercando autonomamente il consenso elettorale, con il sostegno di una parte, almeno, dell’attuale maggioranza.
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