Ilvo Diamanti, Il declino dei poteri locali – Repubblica.it, 9 luglio 2012

Attraverso la spending review, il governo Monti, pur senza dichiararlo, ha, però, nei fatti, decretato la fine del federalismo all’italiana. Tradotto nella moltiplicazione infinita delle Province, nel trasferimento  –  mediante referendum  –  di centinaia di comuni da una regione all’altra, in base a calcoli di opportunità e di vantaggio. Un federalismo ir-responsabile, dove i governi locali non sono chiamati a rispondere delle loro scelte. Per cui i “patti territoriali”, nel Sud, si sono spesso tradotti in meccanismi di spesa e burocratizzazione ulteriori. Questo federalismo, usato dalla Lega come una bandiera, oggi appare improduttivo e poco vantaggioso, ai cittadini. Non a caso solo una persona su cinque, oggi, ritiene che, fra dieci anni, “in Italia ci sarà un federalismo vero”. Mentre due su tre pensano il contrario (Sondaggio Demos, giugno 2012).

Così, dopo anni di federalismo a parole e di parole sul federalismo, oggi assistiamo alla ri-centralizzazione delle scelte. Alla crescente debolezza dei governi e dei governatori locali. Alla difficoltà dei soggetti politici che si riferiscono alla questione territoriale. Per prima la Lega Padana. O Nord, non importa. Assistiamo, ancora, alla centralizzazione organizzativa dei partiti. Sempre più “romani”. E alla marginalizzazione dei sindaci, un tempo, tanto tempo fa, attori politici di primo piano. Soggetti di cambiamento. (Soprattutto nel Centrosinistra).

Il declino del territorio, come base del governo, della rappresentanza e dell’identità politica, tuttavia, si sta consumando senza che emergano altre soluzioni.

 

da Il declino dei poteri locali – Repubblica.it.

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