Talora si fa fatica a rimanere contrari alla pena di morte e oggi è difficile pensare che il posto più consono agli assassini – sicari e mandanti, egualmente immondi, di tre persone, fra cui un bambino di tre anni, Nicola, ucciso e bruciato al pari degli altri – non sia la forca o altra analoga soluzione acconcia. Il sangue di Nicola – come quello di Domenico Gabriele massacrato mentre giocava a calcetto, di Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido e di molti altri bambini – è una macchia incancellabile che sfigura la faccia del mondo.
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