La scoperta di campi di prigionia per gay in Cecenia ha riportato sotto i riflettori il regime del dittatore Ramzan Kadyrov: un’inchiesta di Novaja Gazeta ha esposto un numero di “prigioni segrete” che ospitano non solo chi è accusato di “orientamenti sessuali non tradizionali”, ma anche sospettati di estremismo e spacciatori. Attraverso un culto della personalità di stampo sovietico-mafioso, Kadyrov ha fatto della sua persona il modello per ogni campo della vita sociale e privata, dalla politica, alla religione, alla famiglia. In questo sistema, essere gay è un’infamia, uno stigma sociale, di fatto un reato. Nessuno lo dichiarerebbe alle autorità, nemmeno dopo esser stato torturato.