Università Cattolica del Sacro Cuore
Dipartimento di Sociologia – Urban Life and Territorial Research Agency (ULTRA)
Il 30 giugno 2017 nell’Università Cattolica del Saro Cuore, Milano, ore 14.30 – 18.00
si terrà un seminar sul tema
Piano Strategico della Città Metropolitana di Milano – Obiettivi, strumenti, metodo – Lettura critica e proposte
Introduzione
Enrico M. Tacchi, Sociologo del territorio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Relatori
Renzo Riboldazzi, Architetto, Docente di Urbanistica al Politecnico di Milano,
Il Piano strategico metropolitano milanese del 2016: contenuti essenziali e riflessione critica
Vittorio Ferri, Economista, Università degli Studi di Milano Bicocca, La pianificazione strategica e il finanziamento della Città metropolitana. Situazione di Milano e esperienze internazionali
Roberto Degani, Ingegnere, CdA Agenzia del Trasporto Pubblico Locale del Bacini della Città Metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, Competenze di pianificazione e gestione della mobilità
Alberto M. Lunghini, Ingegnere e Architetto, Presidente di Reddy’s Group, Analisi degli effetti sulla Città metropolitana dei mutamento negli stili di vita, negli ambienti di lavoro e residenziali; nella scala dei bisogni e dei valori sull’abitazione
Paolo Monari, Economista dell’organizzazione, Università di Padova, Note di metodo e di merito sul Piano, con particolare riferimento agli aspetti innovativi
Luisa Pedrazzini, Architetto urbanista, Regione Lombardia Direzione Generale Ambiente, energia e sviluppo sostenibile, La qualità di ambiente e paesaggio e gli indirizzi per l’azione della Città metropolitana
Sergio Scotti Camuzzi, Avvocato, già Docente di Diritto dell’economia nell’Università Cattolica di Milano, Luci e ombre nel documento programmatico. Le istituzioni alla prova. Dare spazio a progetti concreti
Gianni Verga, Ingegnere, già Assessore all’urbanistica del Comune di Milano e della Regione Lombardia, Per obiettivi che si realizzino: il partenariato pubblico-privato
Quella nuova istituzione che è la Città Metropolitana di Milano ha elaborato nell’arco di un anno un ‘piano strategico’.
Di fronte a questo ci siamo poste numerose domande.
Come mai solo la città metropolitana si dovrebbe fare un piano strategico? Perché non il Comune, e prima di questo, quella che era la Provincia, e perchè non tutte le Province che tutto sommato sono ancora in vita? e perchè non la Regione?
Poi: certo, un piano strategico ha senso per ogni istituzione, così come anche – pensiamo – per ogni persona. Ma quale nesso tra il piano strategico – che dovrebbe esprimere l’orientamento per il lungo periodo, e indirizzare quindi i modi di procedere, le linee d’azione, e i piani – necessariamente molto più puntuali e definiti – di breve e medio periodo?
Noi crediamo che di fronte a questo piano per la metropoli milanese, si debba compiere una riflessione quanto al metodo, vale a dire al senso dell’adeguatezza di una visione di lungo periodo, e di quella di medio e breve periodo. E la nostra riflessione dovrebbe considerare la validità di ciò che è proposto come visione complessiva del divenire della città metropolitana, così come pertinenza, correttezza ed efficacia degli obiettivi nei singoli settori su cui si articola la visione complessiva. Incluso ovviamente l’individuazione di ciò di cui nel piano proposto non si parla per nulla, in termini demografici, economici, finanziari.
E’ chiaro – o quanto meno a noi risulta evidente – che certo per il lungo periodo si può anche sognare tutto quello che si vuole, e per taluno quel sogno – definito come utopia – sarebbe addirittura da considerare meritorio e importante, anzi fondamentale, per costituire un potente stimolo a indirizzo e guida per l’azione concreta. Ma pensiamo che non debba esserci uno scarto drammatico tra ciò che si intende fare in the long run, e ciò che si intende fare, e si può fare, ora, e nei prossimi cinque anni.
Riteniamo quindi che sulla Città metropolitana – noi, adesso, come persone esperte e operanti su un vantage point – possiamo dare indicazioni su come – partendo da una visione di lungo periodo, si possa e debba predisporre un piano di medio e breve periodo. Che ovviamente, come tutti i piani, sarà un moving planning, un piano processo, che dovrà tener conto dei cambiamento che nei vari ambiti interverranno in generale e nei diversi settori.
E quindi si dovrà tener conto che cosa è possibile e disponibile qui e ora in termini organizzativo, istituzionali, economici e finanziari.
E per concludere, quale azione sarà bene proporre, e dovrà essere proposta, a soggetti e istituzioni private, per un’azione non retorica, ma realisticamente operativa. Quali spazi, quali ambiti di iniziativa aperti, quale contributo si attende, quali proposte e stimoli si ritiene di avanzare, a istituzioni individuate in modo preciso, nominatim.
Questo è quanto, come intenzione di un seminar che conclude due anni di lavoro.