Giuseppe Conte ieri alle 15.30 si è presentato al Quirinale. Ha sciolto la riserva dinanzi al capo dello Stato Sergio Mattarella e ha ufficializzato i nomi del suo esecutivo, il primo a maggioranza M5s-Pd con il supporto di Leu. Il giuramento del nuovo governo avverrà oggi alle 10 (vedi la sezione Oggi), lunedì la fiducia alla Camera. I ministri sono 21, 3 in più rispetto al Conte I. Di questi 17 sono nuovi, 7 sono donne. Netta prevalenza di ministri originari del centro-sud. Dei 21, dieci sono del M5s, nove del Pd, uno di Leu e un tecnico, ovvero l’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese che guiderà il ministero dell’Interno. Come previsto, Luigi Di Maio sarà ministro degli Esteri e lascia il ministero del Lavoro a Nunzia Catalfo e lo Sviluppo economico al capogruppo grillino al Senato Stefano Patuanelli. La Catalfo,esponente dei 5Stelle, ha contribuito a scrivere la legge sul reddito di cittadinanza. Tra i ministeri pesanti, il Pd ha ottenuto l’Economia con Roberto Gualtieri, la Difesa con Lorenzo Guerini e le Infrastrutture con la vicesegretaria Paola De Micheli. Mantengono il loro posto il Guardasigilli Alfonso Bonafede e Sergio Costa all’Ambiente. Il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri è Riccardo Fraccaro (M5s), imposto da Di Maio, nonostante le resistenze di Conte che avrebbe voluto il segretario generale Roberto Chieppa, al quale andranno deleghe in ambito legislativo. In una breve dichiarazione, Mattarella ha sottolineato come il nuovo esecutivo sia frutto di una maggioranza emersa in Parlamento, come previsto dalla Costituzione: «Una volta che, in base alle indicazioni di una maggioranza parlamentare, si è formato un governo, la parola compete al Parlamento e al governo», che «nei prossimi giorni si presenterà davanti alle Camere per chiedere la fiducia e presentare il suo programma».
«Vedere ministro degli esteri Di Maio, uno che scambia Cile e Venezuela, senza laurea e senza sapere una parola d’inglese, quando so quanto sia duro il concorso che un giovane sostiene per entrare in carriera diplomatica (ovviamente dopo laurea e master) mi fa venire da piangere» .
La lista completa dei ministri
Con portafoglio:
• Affari Esteri e Cooperazione Internazionale: Luigi Di Maio (M5s):
• Interno: Luciana Lamorgese (tecnico)
• Giustizia: Alfonso Bonafede (M5s)
• Difesa: Lorenzo Guerini (Pd)
• Economia e Finanze: Roberto Gualtieri (Pd)
• Sviluppo Economico: Stefano Patuanelli (M5s)
• Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: Teresa Bellanova (Pd)
• Ambiente: Sergio Costa (M5s)
• Infrastrutture e dei Trasporti: Paola De Micheli (Pd)
• Lavoro e delle Politiche Sociali: Nunzia Catalfo (M5s)
• Istruzione, Università e Ricerca: Lorenzo Fioramonti (M5s)
• Beni e Attività Culturali e Turismo: Dario Franceschini (Pd)
• Salute: Roberto Speranza (Leu)
Senza portafoglio:
• Rapporti con il Parlamento: Federico D’Incà (M5s)
• Pubblica Amministrazione: Fabiana Dadone (M5s)
• Affari Regionali e Autonomie: Francesco Boccia (Pd)
• Sud: Giuseppe Provenzano (Pd)
• Famiglie e Disabilità: Elena Bonetti (Pd)
• Sport e politiche giovanili: Vincenzo Spadafora (M5s)
• Affari Europei: Enzo Amendola (Pd)
• Innovazione tecnologica e digitalizzazione: Paola Pisano (M5s).
titoli dei quotidiani 5 settembre 2019
Corriere della Sera: Via al Conte bis, ecco la squadra
la Repubblica: Fusione / Fredda
La Stampa: Conte bis, la scommessa è sull’Europa
Il Sole 24 Ore: Via al Conte due, obiettivo l’Europa
Avvenire: Il BisConte giallo-rosso
Il Messaggero: Conte Bis alla prova su Ue e manovra
Il Giornale: Schiaffo al Nord
Il Fatto: Bacioni da palazzo Chigi
Libero: Bene, Di Maio ministro / degli Esteri e dei disastri
La Verità: La nuova casta serva dell’Ue
Quotidiano del Sud: La spesa storica avvelena l’Italia
il manifesto: Palombella / giallo-rossa
titoli dei quotidiani 6 settembre 2019
Corriere della Sera: Conte: un nuovo patto con l’Europa
la Repubblica: Un governo per fare pace
La Stampa: Nasce il Conte bis e l’Italia cambia rotta
Il Sole 24 Ore: Fisco, cinque dossier per il governo
Avvenire: Lo hanno giurato: / no discriminazioni
Il Messaggero: Conte Bis, mossa sui migranti / Manovra: i punti della crescita
Il Giornale: Pronti, via: Salvini indagato / Lucano «liberato», stop ai rimpatri
Il Fatto: Un Conte tira l’altro
Libero: Governo raccapricciante / Immigrati in festa
La Verità: La Grande abbuffata
Quotidiano del Sud: Aprite il cantiere Italia
il manifesto: Atto primo
Il secondo governo Conte ha giurato
Nel Salone delle feste del Quirinale, alle 10 di ieri mattina, i 21 ministri del secondo governo Conte, guidati dal presidente del Consiglio, hanno giurato di fronte al capo dello Stato Sergio Mattarella. La cerimonia ha sancito l’inizio ufficiale del 66esimo governo della Repubblica e la decadenza, definitiva, di quello precedente. Dopo il giuramento e un breve brindisi, il governo si è spostato a Palazzo Chigi per il primo Consiglio dei ministri. Il prossimo passaggio sarà il voto di fiducia, fissato per lunedì prossimo alla Camera e per martedì al Senato. Secondo i conti di Dino Martirano del Corriere, a Palazzo Madama il governo ha 161 voti sicuri, con un consenso che oscilla tra i 166 e i 181 voti.
Uomini tutti in scuro, unica nota di colore la cravatta rossa di Speranza. Provenzano mercoledì è dovuto correre a comprare un abito blu adatto all’occasione. Tra le sette donne spiccava Teresa Bellanova in blu elettrico. Bonafede ha giurato con la mano sul cuore. Da militare qual è, Costa ha battuto i tacchi davanti a Mattarella. De Micheli, la più emozionata, con la mano tremante al momento della firma. Speranza unico a recitare a memoria la formula del giuramento. Quando è stato il turno di Di Maio, Conte lo ha salutato strizzandogli l’occhio. Il premier ha firmato con la sua penna e non con quella del Quirinale. Succedendo a sé stesso, ha poi ricevuto la campanella nel rituale passaggio di consegne dal segretario generale Roberto Chieppa. Accanto a Conte l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e il nuovo sottosegretario Riccardo Fraccaro.
•
È il governo più giovane della storia della Repubblica. L’età media è di 45,8 anni (se si contano sia il premier sia il sottosegretario Riccardo Fraccaro). Il ministro più giovane è Luigi Di Maio (33 anni), seguito da Fabiana Dadone (35) e da Giuseppe Provenzano (37). Dieci ministri sono nella fascia tra i 40 e i 50 anni (compreso Roberto Speranza che ne ha appena compiuti 40). I ministri più anziani sono l’ex prefetto di Milano Luciana Lamorgese (65), l’ex sindacalista renziana Teresa Bellanova (61) e Dario Franceschini (60). Il primo governo Conte aveva un’età media di 50 anni, quello Renzi di 48 [Fatto].
Il 3%, la sfida di Gualtieri
A Roberto Gualtieri, neo ministro dell’Economia, spetterà la partita più dura. Senza i 23 miliardi dell’aumento dell’Iva dovrà negoziare un debito più alto – probabilmente sfiorerà il 3% senza creare però tensioni con l’Ue. Spiega Federico Fubini: «Fra sette giorni a Helsinki vedrà tutti i suoi colleghi europei e i commissari Ue e sonderà fin dove può spingere al rialzo, senza strappi dannosi, il deficit nel 2020. Quindi avrà due settimane per stendere una “nota di aggiornamento” imperniata sul quel nuovo dato di disavanzo. Infine altre due per distribuire in legge di Bilancio i sacrifici inevitabili e i (limitati) benefici possibili. […] Gualtieri nelle foto sorride, ma per il resto del tempo è rimasto a lungo serio. Sa di poter contare su contatti diretti con tutti i principali attori della politica economica europea. E gli serviranno, dati i numeri che eredita da M5S e Lega. […] Il governo Lega-M5S ha comportato un aumento di spesa corrente di quasi un punto di reddito nazionale, circa 15 miliardi, per due motivi. Il primo è l’introduzione delle pensioni anticipate a quota 100 e del reddito di cittadinanza; il secondo l’aumento degli interessi sul nuovo debito pubblico dovuta al sospetto che l’Italia fosse disposta a uscire dall’euro […]. Ora il calo degli interessi sul debito iniziato a giugno scorso sta liberando un po’ più di tre miliardi di spesa nel 2020 e circa altrettanto da un uso minore del previsto di quota 100. Il risultato netto è che il deficit nel 2020 sarebbe probabilmente di circa l’1,6% del Pil o poco più, se scattassero quegli aumenti Iva (che tutti promettono di impedire); ma salirebbe a un politicamente insostenibile 3% del Pil senza gli aumenti Iva» [Cds].