Nel deserto del bar cinese di viale Marconi, mi guardano come un eroe, mentre sorseggio il loro (buon) caffé. In metro, la gente si avvolge in sciarpe di lana, malgrado i 17 gradi di primavera anticipata; in ufficio, i superstiti della pantomima dell’emergenza trascorrono il loro tempo annullando riunioni, da ora a non si sa quando. E siamo a Roma, dove al momento non c’è traccia di virus, che non sia quello – eterno e invincibile – della stupidità.
Io direi che può bastare, cari italiani, smettiamola con questo teatro. Stiamo giocando tutti, irresponsabilmente, con il nostro futuro, mettendo a rischio la nostra economia e mandando al macero la nostra intelligenza, azzerando insieme al Pil il buonsenso e il ridicolo. Generando panico, creando notizie incontrollate e allarmismi sociali, favorendo speculazioni sui mercati e strumentalizzazioni politiche.
Che il coronavirus esista, è un fatto. Che sia stato una sciagura per una regione…
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