una ottima argomentazione dell’ottimo cadavrexquis
P.F.
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E’ vero che, come sostiene qualcuno, per ora la legge che impedisce di indossareniqab o burka in pubblico non c’è – purtroppo, aggiungo io -, ma è altrettanto vero che la legge del 1975 che impedisce, per motivi di sicurezza, di girare mascherati è tuttora in vigore e può quindi essere applicata. Tanto basterebbe, in teoria, per chiedere alla forza pubblica di “smascherare” le donne che indossano quelle gabbie di tessuto, ma non ne verrebbe disinnescata la giustificazione culturale-religiosa. Io ritengo invece che un’ulteriore legge sia necessaria, proprio per stabilire una questione di principio: chi viene a vivere qui – e sceglie di stabilirsi nel nostro paese – deve accettare determinate regole di base della nostra società, tra le quali quella di mostrare il proprio volto quando si rivolge agli altri e quando è in pubblico. Sottolineo il “deve” – e non “può, se vuole”. Credo che su certe faccende occorra essere intransigenti e, da parte della legge, ci debba essere un intervento proattivo. Non è questione di libertà individuale, come ha sostenuto indignata tale Sumaya Abdel Qader, “mediatrice culturale” giordano-palestinese. Se una donna vuol proprio scegliere di andarsene in giro bardata come una mummia (perché glielo impongono le sue tradizioni culturali o religiose), può farlo tranquillamente in quei paesi dove è consentito – o, per meglio dire, obbligatorio – farlo, come l’Arabia Saudita, per esempio. Se ognuno potesse andare in giro conciato come vuole, allora potremmo cominciare a uscire nudi per strada: basterebbe invocare ilnudismo o il naturismo come articolo di fede di una nostra personalissima religione. Scommettiamo che nessuno si sognerebbe, se venissimo fermati per oltraggio al pubblico pudore, di protestare perché sono stati lesi i nostri diritti individuali?
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