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Era il 17 febbraio 1992, un lunedì, vent’anni fa esatti. Alle cinque e mezza del pomeriggio il capitano dei carabinieri Roberto Zuliani fece irruzione con i suoi uomini nell’ufficio di presidenza del Pio Albergo Trivulzio di Milano, l’ospizio dei poveri. Il presidente dell’istituto, Mario Chiesa, stava contando proprio in quel momento un pacco di banconote da 100 mila lire che gli stessi carabinieri avevano segnato. In una borsa c’erano altri 35 milioni, che Chiesa riuscì a buttare nel water. Fuori in auto aspettava il pm Antonio Di Pietro, ancora sconosciuto. Messo in galera, Chiesa parlò e si scoprì così che i partiti vivevano di mazzette, lo Stato era corrotto, il Paese era marcio: 4.520 persone coinvolte, 3.200 rinviate a giudizio, 661 condannate (inclusi 345 patteggiamenti). Cancellati dalla scena politica la Dc, il Psi e gli altri partiti, tranne l’ex Pci già trasformato in Pds e i fascisti del Msi, presto ribattezzati Alleanza Nazionale. La Lega c’era già, Berlusconi non era ancora sceso in campo. Per far capire meglio quella stagione, aggiungerò un paio di dati: il costo della corruzione nel periodo 1980-1992 è stato calcolato in 15-30 mila miliardi di lire, cioè 8-16 miliardi di euro l’anno; Transparency International, che a quell’epoca ci collocava al 33° posto tra i paesi corrotti (il primo posto è riservato al più virtuoso), ci piazza oggi al 69° posto su 182 paesi. Cioè siamo nettamente peggiorati.
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l’intero articolo qui: ALTRI MONDI.
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