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con “United 93” non c’ è illusione, non c’ è sollievo: la data è fatale, quella dell’ 11 settembre 2001, 1a storia è incancellabile, quella del solo tra i quattro aerei dirottati quel mattino dai kamikaze arabi, cui fu impedito di centrare il probabile obiettivo, forse Washington, forse la Casa Bianca, dalla rivolta dei passeggeri. L’ apparecchio si schiantò pochi minuti prima in un punto disabitato della Pensylvania: tutti morti, i 33 passeggeri, i 7 membri dell’ equipaggio, i 4 terroristi. Certo un film porta generalmente con sé la pesante inautenticità della fiction, soprattutto quando affronta una tragedia realmente accaduta, per di più molto recente. Ma il regista inglese Paul Greengrass (autore di “Bloody Sunday”, rievocazione della sanguinosa marcia per i diritti civili nell’ Irlanda del Nord del 1972), ha affrontato la grande ferita americana con appassionato rispetto e lucida misura, evitando manipolazioni facili o esagerazioni emotive: nulla si sa di certo di quello che avvenne in quei 30 minuti di orrore, forse è impossibile che una folla di passeggeri sia riuscita a entrare nella cabina di pilotaggio e a immobilizzare i terroristi. Ma il regista riesce a dare agli inevitabili momenti di fantasia la sommessa emozione della verità, senza mai scadere dalla tragedia al melodramma, dalla disperazione al sentimentalismo.
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