alcune regolette che ho appreso nei miei studi di Paul Watzalawick (impossibile perfino copiarlo questo nome!) e amici sistemici:
- mettersi d’accordo sull’oggetto della controversia
- porre qualche limite all’oggetto della controversia
- non interrompere colui che sta accusando (entro limiti ragionevoli di tempo direi: se il dilagamento è eccessivo occorre chiudere la falla)
- evitare massimamente di ritorcere un accusa diversa contro di lui (esempio nella comunicazione coniugale: MG “la devi smettere di far tardi al bar”, MR “e tu la devi smettere di parlare per ore al telefono con le amiche”)
- concordare luogo e tempo dove la “conversazione conflittuale” deve avvenire. Ogni operazione di circoscrivere le zone del conflitto è salvatrice
- tenere le opportune distanze. Siamo esseri territoriali e l’invadenza dello spazio soggettivo porta a schiaffi, calci, unghiate (reali e virtuali).
- non superare la soglia della vulnerabilità dell’altro. colpire sul tallone di achille porta alla morte dell’eroe
- considerare un conflitto come il risultato di comportamenti comunicativi reciproci e non come una esclusiva “colpa” dell’altro
è una lista che forse potrebbe arrivare al magico numero di dieci (anche cambiando l’ordine dei punti e qualche punto stesso)
Vedi anche:
https://mappeser.com/2012/04/16/gli-assiomi-della-comunicazione-secondo-paul-watzlawick/
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