“Lungo la storia dell’Occidente varieranno i rimedi, ma rimarrà costante sia l’essenza del dolore, sia la volontà di trovare rimedio al dolore”, EMANUELE SEVERINO, Il giogo, Adelphi editore, 1989
Ricordo bene quel giorno. Avevo poco meno di 13 anni. All’epoca si usava fare ancora gli esercizi spirituali poco prima della Pasqua. Con tutte le classi della mia scuola, quindi anche con quelle di mio fratello maggiore e di mia sorella minore, ci stavamo trasferendo dall’edificio scolastico alla chiesa in un quartiere centrale di Catania. Ricordo che mia madre raggiunse sconvolta la fila di alunni e si mise a parlare in maniera concitata con i professori che erano ignari di quanto fosse accaduto. Lei, invece stando a casa aveva sentito la notizia alla radio ed era preoccupata che potesse accadere qualcosa di terribile in tutte le città, che i terroristi potessero sparare sulla folla. Noi bambini in trasferimento potevamo essere in pericolo. I professori tranquillizzarono mia mamma ma molto fece anche il vedere che la città continuava tranquillamente la propria vita caotica. Le deve essere sembrato dissonante col clamore di quanto successo. L’estrema violenza della sparatoria, l’eccidio premeditato le devono aver fatto pensare che nell’intero Paese fosse in atto una rivolta armata. Per quanti hanno vissuto quel periodo, la strage di via Fani resta impressa nella memoria anche di più rispetto al rapimento vero e proprio ma oggi quei servitori dello Stato sono finiti tra i tanti numeri dei morti in servizio mentre viene pubblicamente ricordato quasi esclusivamente il sequestro, tortura e morte dello statista Aldo Moro.
Ricordo bene quel giorno. Avevo poco meno di 13 anni. All’epoca si usava fare ancora gli esercizi spirituali poco prima della Pasqua. Con tutte le classi della mia scuola, quindi anche con quelle di mio fratello maggiore e di mia sorella minore, ci stavamo trasferendo dall’edificio scolastico alla chiesa in un quartiere centrale di Catania. Ricordo che mia madre raggiunse sconvolta la fila di alunni e si mise a parlare in maniera concitata con i professori che erano ignari di quanto fosse accaduto. Lei, invece stando a casa aveva sentito la notizia alla radio ed era preoccupata che potesse accadere qualcosa di terribile in tutte le città, che i terroristi potessero sparare sulla folla. Noi bambini in trasferimento potevamo essere in pericolo. I professori tranquillizzarono mia mamma ma molto fece anche il vedere che la città continuava tranquillamente la propria vita caotica. Le deve essere sembrato dissonante col clamore di quanto successo. L’estrema violenza della sparatoria, l’eccidio premeditato le devono aver fatto pensare che nell’intero Paese fosse in atto una rivolta armata. Per quanti hanno vissuto quel periodo, la strage di via Fani resta impressa nella memoria anche di più rispetto al rapimento vero e proprio ma oggi quei servitori dello Stato sono finiti tra i tanti numeri dei morti in servizio mentre viene pubblicamente ricordato quasi esclusivamente il sequestro, tortura e morte dello statista Aldo Moro.
"Mi piace""Mi piace"
GRAZIE per il tuo ricordo !!!
"Mi piace""Mi piace"