Della gentilezza e del coraggio di Gianrico Carofiglio (Feltrinelli) . Nadia Terranova su la Repubblica: «Carofiglio comincia con una storia che riguarda una disciplina di combattimento: “La pratica della gentilezza non significa sottrarsi al conflitto. Al contrario, significa accettarlo, ricondurlo a regole, renderlo un mezzo di possibile progresso e non un evento di distruzione”. Dopo aver chiarito cosa la gentilezza non è (garbo, grazia, affabilità e tutti gli altri sinonimi da dizionario), l’autore spiega dalle prime pagine che la parola che più le si avvicina è “cedevolezza”, vera chiave di accesso al potere. Solo chi cede qualcosa all’avversario entra in una conflittualità autentica e può aspirare a conquiste non effimere. Politici, intellettuali e conversatori che ritengono la cieca assertività una dimostrazione di forza, senza accorgersi della sua fragilità sulla tenuta e della sua palese inefficacia, ogni giorno ci spacciano la loro faccia tosta per forza, mentre è pura reattività e quindi mancanza di direzione. Un assunto assertivo ha una natura manipolatoria cui un assunto speculare oppone un’altra manipolazione, senza scalfire la superficie e soprattutto senza portare nessun cambiamento sostanziale. Carofiglio paragona la manipolazione al barare al gioco, un’immagine che ha frequentato anche come romanziere: l’alternativa al discorso manipolatorio, scrive, è la discussione ragionevole, “caratterizzata dal rispetto di regole che sono etiche ed epistemologiche al tempo stesso”. […] L’elenco delle procedure manipolatrici, in questo libro, è una ragionata indicazione di false metodologie. Di contro, gli si oppongono le regole dell’argomentazione, da quella della rilevanza (difendersi solo con argomenti pertinenti) a quella delle premesse implicite (da evitare per non trasformarsi in pistoleri). […] Se l’umorismo è un’arma contro il fanatismo, avverte Carofiglio, l’essenziale è utilizzarla anche contro noi stessi, dato che, in quanto esseri umani, conviviamo con la tendenza a sopravvalutarci. […] Ridere di noi […] ci avvicina alla strategia di Lincoln, sia verso noi stessi sia verso i nostri nemici: “Non mi piace quell’uomo. Devo conoscerlo meglio”. A questo punto, avrete già capito che le due parole che compongono il titolo sono in realtà una parola sola: la gentilezza “è” il coraggio, e viceversa».