Leggo alcune stroncature su questo libro, accusato di voler ripristinare, sia pur velato da poetiche narrazioni, l’antico modello manicomiale.
Pur trovando crudo il capitolo “Legare le persone”, trovo che il testo vada accolto nella sua interezza, con gli opportuni distinguo.
Edoardo, ti ricordi quando lavoravamo alla Salute Mentale?
Facevi una visita domiciliare a uno schizofrenico e ti
ritrovavi a fare:
l’elettricista, il consulente matrimoniale, il medico di famiglia,
il cuoco, l’arredatore,
il personal trainer, l’idraulico, l’amministratore,
il giardiniere, il veterinario, il muratore,
il sarto, la stiratrice, il calzolaio, il postino, l’antennista,
il portinaio, l’assaggiatore, la colì, il maestro del té,
il coloritore, il magazziniere, il carbonaio, il callista,
il buttafuori, il cacciatopi, scarafaggi e l’accalappiacani.
Ti ricordi, Edoardo?
Come ci si divertiva.
Poi ci siamo trasferiti in ospedale, e ci è toccato fare gli
psichiatri.
Questa sottolineatura è di non poco conto per immergersi nelle pagine di chi, dopo aver…
View original post 1.213 altre parole