L’omicidio Calabresi è il nome con cui i mass media sono soliti riferirsi all’assassinio del commissario di polizia e addetto alla squadra politica della Questura di Milano, Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio 1972 dinanzi alla sua abitazione per mano di un commando di due uomini con alcuni colpi di arma da fuoco[1].
Dopo un iter processuale particolarmente travagliato solo nel 1997 si giunse a una sentenza in Corte di Cassazione che condusse ad arresti e condanne definitive: questa individuò Ovidio Bompressi e Leonardo Marino (collaboratore di giustizia sulle cui parole si basò l’accusa) come esecutori materiali del delitto
e Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri come mandanti sovversivi anti democratici e condannati per il reato di concorso morale in omicidio, ma senza l’aggravante del terrorismo[2].
I quattro appartenevano all’epoca dell’omicidio alla formazione extraparlamentare Lotta Continua, della quale Sofri e Pietrostefani erano stati fondatori
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Omicidio Calabresi – Wikipedia
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