Barthes ha distinto tra tipi di ascolto:
- quello degli indizi sonori, dei nostri progenitori, animali e primati: l’ascolto come allarme.
- L’ascolto come decifrazione: è l’ascolto dell’uomo, decifra e interpreta.
- E l’ascolto «applicato»: l’atto intenzionale dell’ascolto, fenomeno del tutto moderno. Questo tipo di ascolto, quello contemporaneo, è tuttavia ancora un ascolto panico: aperto a tutte le forme di ascolto. Qui siamo vicini all’ascolto delle spie, delle talpe.
Parlando di questo terzo ascolto Barthes ha scritto che non c’è più da una parte chi si confida, confessa, e dall’altra chi ascolta, tace, sanziona, valuta: ciascuno è nello stesso tempo ascoltato e a sua volta ascolta. La contemporaneità è dunque il paradiso delle spie?
Barthes parla di «ascolto libero», un ascolto che circola e scambia, quindi disgrega con la sua mobilità la rete rigida degli antichi luoghi d’ascolto: il carcere, il confessionale, la camera da letto.
Già!
Qualcuno ascolta. Conosco persone che non ascoltano, chiuse nella gabbia delle proprie convinzioni ascoltano solo se stesse. Un esempio: facile: c’è chi litiga con il navigatore, chi commenta le notizie dei TG senza avere ascoltato. Un mucchio di persone che dicono prima: tanto così non cambia niente. Avete assistito le nostre compagne e non assistere al Real-Matrimonio? Un sacco di bella, bene, perfetta, MA Io avrei, oppure MA e ancora ma. Tutte belle (le nostre), tutte maestre della moda, tutte più e tutte MA.
Siamo fatti così.
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ti ho ascoltato
che tipo di ascolto è questo?
ciao , emilio
un caro saluto
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