IL “VUOTO DEI SERVIZI” E LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE, Editoriale di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera del 2 settembre 2012

ci sono i servizi: alle imprese, ai consumatori, alle famiglie. E su questo fronte che dobbiamo concentrare gli sforzi per affrontare seriamente l’emergenza lavoro. L’Italia ha un forte ritardo rispetto agli altri Paesi. Prendiamo i «giovani» fra i 15 e i 39 anni. Da noi il tasso di occupazione è 57%. In Francia è il 62%, in
Inghilterra il 70 per cento. Il divario italiano è quasi interamente spiegato dal «vuoto» dei servizi. Su cento giovani lavoratori inglesi, sei trovano impiego in questo settore: in Francia più di cinque, in Italia solo 4. E che lavori fanno questi giovani stranieri? I comparti trainanti sono sanità, istruzione, finanza, informatica e comunicazione, turismo, cultura. Si stenta a crederlo, ma in quest’ultimo comparto il tasso di occupazione giovanile inglese è tre volte più alto di quello italiano: un vero paradosso, per un Paese con le tradizioni e le ricchezze del nostro.
Certo, non tutti i posti dì lavoro sono «di qualità»: negli ospedali o negli alberghi c’è chi fa le pulizie o chi sta i cucina, :nella cultura c’è chi fa il guardiano di museo o chi stacca i biglietti. E moltissimi impieghi sono flessibili: a termine, part time, interinali e così via. Ma sono comunque lavori. Una fonte di reddito, di integrazione sociale, un punto di inizio verso posizioni più stabili e gratificanti.
I servizi necessitano anche (e in misura crescente) di personale altamente qualificato, molto spesso con buona formazione tecnico-scientifica.  Il buco  particolarmente vistoso nel nostro Paese riguarda i servizi sociali alle persone. Qui trovano occupazione solo 600 mila giovani italiani, di contro al milione e mezzo di Francia e Inghilterra. I mestieri più diffusi sono: assistenti all’infanzia, ai disabili, agli anziani fragili, para-medici, animatori, educatori, operatori sociali, formatori. Le professioni, insomma, di quel «secondo welfare» che accompagna e integra il sistema pubblico e che in Italia stenta a decollare, penalizzando in particolare le donne con figli (si veda il sito www.secondowelfare.it).

Come sono riusciti gli altri Paesi a espandere i servizi? 

da    Pietro Ichino |  IL “VUOTO DEI SERVIZI” E LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE.

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