Una scossa alle istituzioni italiane è necessaria perché il mondo è bello, corre e continuerà a farlo: non saranno gli untorelli del catastrofismo a fermarlo. Se vogliamo non dico riagganciare la sua parte più avanzata ma tentare di farlo, il rinnovamento delle nostre istituzioni risulta imprescindibile. Per il nostro studente che frequenta il mondo, per le nostre aziende. E – certo – per la credibilità internazionale dell’Italia.
Dico la mia sulla campagna referendaria, stamattina sull’Unità.
Parlando di racconto del prossimo referendum (di storytelling, come si dice da un po’), l’altro ieri sul Foglio Claudio Giunta ha sostenuto che il finale è già scritto. Vincerà il no, che ha una Causa sufficientemente nobile e generica (la salvezza della democrazia) sulla quale far leva per mobilitare gli elettori stanchi. Al contrario del sì, che ha a disposizione argomenti grigi e prosaici (procedure legislative, aggiustamenti, riscritture, etc…), oggettivamente meno trainanti e fascinosi. E dunque il risultato è segnato: perché tanto è eroica e motivante la missione del no, quanto ordinaria e burocratica è quella del sì.
Ora, ci sarebbe parecchio da dire sull’approccio al tema e sulla conclusione di Giunta. Ma forse è meglio cogliere l’occasione per chiedersi se effettivamente non vi sia, al momento, un problema di narrazione, di svolgimento e di trama della campagna del sì. Cose di…
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