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Un nuovo studio appena pubblicato dalla rivista Elsevier Global Environmental Change e intitolato “Climate, conflict and forced migration”incrocia adesso i dati relativi a guerre, disastri ambientali e flussi migratori in 157 Paesi nel periodo tra il 2006 e il 2015, una mole massiccia di informazioni, per concludere che sì, le condizioni meteo giocano un ruolo «assolutamente significativo», sono cioè un cosiddetto “push factors” nelle motivazioni di chi si mette in marcia verso l’Europa, l’America, il mondo più sviluppato (con un incremento delle richieste d’asilo fino al 146%).
Circa il 25% dei conflitti armati in nazioni etnicamente divise avviene più o meno in contemporanea con disastri ecologico-ambientali mentre il 9% delle guerre scoppiate tra il 1980 e il 2010 furono accompagnate da desertificazione, caldo mortale, siccità, incendi
L’effetto “spinta” è particolarmente rivelante nei Paesi dell’Africa occidentale tra il 2010 e il 2012, anni duranti i quali si registrarono diverse trasformazioni politiche che, emerge dai numeri, possono essere collegate tanto alle precedenti siccità quanto ai successivi esodi di massa.
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