Per Anna Maria Colella, una vita spesa nel mondo della tutela dell’infanzia, a livello regionale piemontese, nazionale e internazionale, con il decreto di legge regionale voluto dalla giunta piemontese guidata da Alberto Cirio che punta ad azzerare gli affidi familiari di minori «è sotto attacco il sistema della tutela dei minori in Piemonte. La città di Torino nel 1975 è stata la prima in cui è stato proposto l’affido familiare. All’inizio degli anni ’80 erano oltre 5 mila i bambini in istituto (oggi sono 1131, e fra questi 343 sono minori non accompagnati, altrimenti i numeri sarebbero ancora inferiori). E’ stato fatto un enorme lavoro di formazione di tutti i soggetti interessati al processo di crescita e tutela di un minore e al benessere delle famiglie. Lavoro di cui oggi si vuole fare tabula rasa, senza consultare tutti quei soggetti che concorrono alla gestione del sistema socioassistenziale e che avrebbero molto da dire».
Il grave errore secondo Colella «sta nel raccontare l’affido come un semplice allontanamento, mentre si tratta di una delle tante misure di sostegno ai bambini e alle loro famiglie. Vorremo tutti vivere in un mondo perfetto, ma se vi sono motivi gravi l’affido è un’opzione, cui si giunge dopo un lungo iter che coinvolge molti attori, compresi i tribunali. Pensare che i componenti dell’intera catena decisionale, dai servizi sociali, alle scuole, agli avvocati a ai giudici tramino per smantellare la famiglia biologica, significa gettare discredito sull’intero sistema».
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