Gli studenti italiani non sanno leggere. Hanno minori capacità a comprendere un testo rispetto alla media dei Paesi Ocse, dal Rapporto Ocse Pisa, 4 dicembre 2019

Ocse, gli studenti italiani non capiscono quello che leggono
Gli studenti italiani non sanno leggere. Hanno minori capacità a comprendere un testo rispetto alla media dei Paesi Ocse. Sono in linea con la media in matematica ma sono molto scarsi in scienze, dove hanno ottenuto un punteggio inferiore, rispetto ai coetanei dei Paesi Ocse, di ben 21 punti e di 13 punti rispetto alla precedente rilevazione in Italia. È quanto emerge dal Rapporto Ocse Pisa (acronimo di Programme for International Student Assessment). Un’indagine internazionale, su base triennale, misura le competenze in lettura, matematica e scienze degli studenti quindicenni di 79 Stati. Hanno partecipato alla prova 11.785 quindicenni italiani, di 550 scuole. Sulle competenze in lettura, ovvero la capacità di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi, gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio di 476, inferiore alla media Ocse (487), e si collocano tra il 23esimo e il 29esimo posto. Si conferma il divario Nord-Sud. È in scienze il risultato peggiore: uno su quattro non raggiunge il livello base, nei Paesi Ocse la media è di uno su cinque. In tutti e tre gli ambiti, la prestazione media degli italiani è inferiore, tra le altre, a quelle di belgi, francesi, tedeschi, olandesi, polacchi, sloveni, svedesi e inglesi. L’Italia ha ottenuto un punteggio simile a quello del Portogallo e della Spagna in matematica ma inferiore ai due Paesi in scienze e inferiore a quello del Portogallo anche in lettura.
Gli studenti migliori sono cinesi. Gli alunni di Pechino, Shanghai e delle province di Jiangsu e Zhejiang hanno ottenuto il punteggio più alto in lettura, scienze e matematica. Dietro di loro si sono piazzati gli studenti di Singapore, Macao e Hong Kong; tra i primi Paesi Ocse ci sono invece Estonia, Canada, Finlandia e Irlanda. Il 16% dei giovani cinesi risulta preparato ai massimi livelli in matematica, rispetto al 2,4% dell’Europa; e il risultato è tanto più notevole in quanto il reddito delle 4 regioni cinesi prese in esame è molto al di sotto della media Ocse [Avvenire].

 

Corriere della Sera
Uno studente su quattro non capisce bene quello che legge: come Salvini e Di Maio alle prese con il dossier del fondo salva-Stati. Tra i tanti commenti al rapporto Ocse-Pisa che ci colloca all’ultimo banco, mi ha colpito quello di un lettore, il signor Giovanni. «Se i cinesi studiano di più, bravi. Noi siamo ignoranti, però fieri della nostra condizione. L’importante nella vita è sentirsi contenti». Mi spiace, ma non penso che gli italiani siano contenti della loro condizione, altrimenti non sarebbero così arrabbiati e lamentosi. E non penso nemmeno che si debba andare fieri dell’ignoranza: i potenti se ne sono sempre serviti per ridurre i cittadini a sudditi. I miei nonni avevano la terza elementare, non per scelta, e provavano imbarazzo: sapevano di non sapere. Ammiravano il concorrente di «Lascia o raddoppia?» che riusciva a dire in quale giorno mese anno Leonardo si era soffiato il naso davanti alla Gioconda. E, spenta la tv, aprivano un libro per emularlo. Ma se fossero vissuti abbastanza a lungo per imbattersi in un quiz a risposta multipla — «In quale epoca visse Leonardo? a) Rinascimento b) Risorgimento c) Rimbambimento». «Sono indeciso tra la b) e la c), posso avere un aiutino?» — si sarebbero sentiti talmente superiori da chiudere il libro per non esagerare.
L’idea che il sapere sia un’autostrada pianeggiante a sei corsie anziché un impervio e suggestivo sentiero di montagna è una delle conquiste del nostro tempo. Mi consenta, Giovanni, di non andarne troppo fiero.
Massimo Gramellini

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