Tra le varie conseguenze della pandemia si registra un aumento dei NEET (“Neither in employment nor in education and training“), vale a dire i giovani che non sono impegnati né in percorsi educativi, né lavorativi, né formativi. Inoltre, secondo i dati del Ministero del Lavoro, il divario generazionale si è ampliato ed è aumentata l’incertezza verso il futuro per la Generazione Y o Millennial (cioè i giovani nati tra il 1981 e la metà degli anni ’90) e la Gen Z (i nati tra il 1996 e il 2010).
L’approccio al mondo del lavoro da parte di queste generazioni è stato descritto dal New York Times come YOLO economy, caratterizzata da una mentalità che parte dal presupposto per cui “si vive una volta sola”. Anche i giovani che hanno un lavoro sempre più spesso mettono in discussione la proprio posizione. Negli Stati Uniti, in particolare – nell’ambito del più ampio fenomeno definito “Great Resignation” – nel 2021 molti giovani hanno scelto di dimettersi dal proprio posto di lavoro in cerca di altri stimoli.
Per rispondere a questi bisogni, in Italia è stata formalizzata l’adozione di un Piano nazionale di emersione e orientamento chiamato “Neet Working”. Il suo obiettivo è quello di individuare, ingaggiare e attivare i giovani NEET attraverso la collaborazione con gli attori e le reti presenti sul territorio.