«Il No sta crescendo nelle rilevazioni, complice anche l’idea che una bocciatura del testo di legge firmato dal M5s (ma votato in larghissima maggioranza dal Parlamento) possa dare la spallata finale al governo Conte, come fu per Renzi il referendum del 2016. Secondo Roberto D’Alimonte il No negli ultimi giorni si è attestato sul 40-45%, ed è in crescita. Siamo quindi molto lontani dalle percentuali bulgare che stimavano il Sì ben oltre il 70%. Qualcosa è cambiato nelle ultime settimane nella percezione degli effetti della riforma. Meno interesse per i risparmi modesti, più per gli effetti sulla rappresentanza parlamentare degli elettori. Contano però anche le logiche interne ai partiti, in particolare al Pd dove si registra una forte spaccatura rispetto alla linea ufficiale decisa da Zingaretti (“voteremo Sì”)» [Bracalini, Giornale].